«La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (Papa Pio XII, par. 44, Vaticano, 1 novembre 1950).
Il mio in(solito) commento a:
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili (Lc 1,39-56)
Mentre la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica di rito Bizantino celebrano la Dormizione di Maria, la Chiesa Cattolica Romana festeggia l’Assunzione di Maria in cielo. Il culto dell’Assunzione è presente nella tradizione popolare fin dal V secolo dopo Cristo, ma solo nel 1950, con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus Papa Pio XII proclamò, avvalendosi dell’infallibilità papale, il dogma dell’Assunzione.
Le parole di Pio XII volutamente non chiariscono se l’Assunzione di Maria sia stata preceduta o meno da sonno profondo o da morte naturale (Dormitio Virginis, espressione che in effetti può riferirsi sia ad un sonno che alla morte naturale): pertanto la Dormizione di Maria non è oggetto di dogma, mentre la sua glorificazione in corpo ed anima è parte integrante della fede della Chiesa cattolica. L’Assunzione di Maria in cielo costituisce la festa principale della Madonna, la solennità mariana per eccellenza dell’anno liturgico. Secondo una credenza popolare, in questo giorno Dio elargirebbe agli uomini abbondanti grazie e benedizioni.
Il Vangelo che la Liturgia ha scelto per celebrare la giornata è quello della Visitazione:
Immaginiamo quei passi che portarono la piccola Maria verso Elisabetta: come saranno stati? Forse lievi, perché la consapevolezza di portare dentro di sé il Salvatore aveva messo ali di gioia ai suoi piedi? O forse pesanti, per la responsabilità che sentiva sulle sue spalle? Magari incerti, perché confusa dalle rivelazioni che aveva appena avuto.
Che cosa l’avrà spinta così “in fretta” (cfr. v. 39) a salire le strade che portavano a quel villaggio in mezzo alle montagne? Forse il desiderio di condividere la bella notizia con la cugina? Oppure il bisogno di parlare con qualcuno per farsi aiutare a capire che cosa le stava accadendo?
Io sono convinto che Maria avesse decisamente più certezze che dubbi. Si fidava ciecamente dell’Angelo e credeva fermamente in Dio. Maria davvero sapeva che cosa stava accadendo e la Parola che cresceva dentro di lei la induceva a camminare con passo deciso e sicuro.
Questo Vangelo ci parla di gioia, perché lo stesso Vangelo è pervaso di incontenibile e contagiosa felicità: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (v. 44) racconterà Elisabetta.
Chi non si rallegra ascoltando la Buona Novella, significa che non l’ha capita bene, perché distratto. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo nasce e rinasce la gioia.
«Rallegrati» è il saluto dell’angelo a Maria (Lc 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr Luca 1,41). Nel suo canto Maria proclama: «Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Luca 1,47). Quando Gesù inizia il suo ministero, Giovanni esclama: «Ora questa mia gioia è piena» (Giovanni 3,29). Gesù stesso «esultò di gioia nello Spirito Santo» (Luca 10,21). Il suo messaggio è fonte di gioia: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Giovanni 15,11). La nostra gioia cristiana scaturisce dalla fonte del suo cuore traboccante. Egli promette ai discepoli: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Giovanni 16,20). E insiste: «Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Giovanni 16,22). In seguito essi, vedendolo risorto, «gioirono» (Giovanni 20,20). Il libro degli Atti degli Apostoli narra che nella prima comunità «prendevano cibo con letizia» (2,46). Dove i discepoli passavano «vi fu grande gioia» (8,8), ed essi, in mezzo alla persecuzione, «erano pieni di gioia» (13,52). Un eunuco, appena battezzato, «pieno di gioia seguiva la sua strada» (8,39), e il carceriere «fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per aver creduto in Dio» (16,34). Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia?
La gioia è il segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma questo annuncio ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Cammina a passo veloce, Maria, mentre raggiunge Elisabetta. Camminano pieni di gioia i settantadue discepoli, di ritorno dalla loro missione (cfr Luca 10,17). Gesù inviterà i discepoli a muoversi sempre: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1,38).
Gioia e cammino. Gioia in cammino. L’agire di Maria è una conseguenza della sua obbedienza alle parole dell’Angelo, ma unita alla carità: va da Elisabetta per rendersi utile; e in questo uscire dalla sua casa, da se stessa, per amore, porta quanto ha di più prezioso: Gesù; porta il suo Figlio.
Dovremmo proprio prendere ad esempio questo slancio di Maria. Non soffermiamoci a meditare e riflettere infinite volte per poi non agire. Mettiamoci in gioco anche noi, muovendoci “in fretta” verso gli altri per portare loro il nostro aiuto, la nostra comprensione, la nostra carità; per portare anche noi, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso e che abbiamo ricevuto, Gesù e il suo Vangelo, con la parola e soprattutto con la testimonianza concreta e della nostra vita e delle nostre azioni, per diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo.
#Santanotte e buona Festa dell’Assunzione di Maria in cielo!
Alessandro Ginotta
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