Il Vangelo ai tempi dei social. Prende spunto da un commento ad una fotografia pubblicata su Facebook il mio decisamente in(solito) commento a:
Alle mie pecore io do la vita eterna (Giovanni 10,27-30)
Oggi ho partecipato all’Ordinazione di Mons. Roberto Repole, nuovo Arcivescovo delle Diocesi di Torino e di Susa. Un evento che mi ha arricchito spiritualmente e mi ha offerto molte emozioni. Come mia abitudine ho scattato molte fotografie. In fondo fotografare è un po’ come scrivere con la luce. Fissare istanti eterni per conservarne la memoria. In fin dei conti fotografare è un altro modo di cercare Dio.
Ebbene, alcune delle immagini più belle le ho pubblicate sui social, un po’ per per condividere emozioni, un po’ per consegnarle all’eterna memoria collettiva. Tra queste, una in particolare: uno scatto fortunato dell’Arcivescovo in primo piano, sorridente, con una mano traccia un ampio saluto alla folla, con l’altra regge il pastorale. Un ritratto di un momento speciale che mi è molto piaciuto.
Trascorre qualche tempo e, tra i commenti sotto la fotografia, ne trovo uno che mi informa che la stessa immagine è stata condivisa anche da un comune amico. Controllo. E’ molto simile, ma non identica. Abbiamo scattato a distanza di una frazione di secondo e da un’angolatura di poco differente. Ci conosciamo. Ci trovavamo nello stesso posto. Ed abbiamo scattato nello stesso istante. Lo stesso saluto. Lo stesso sorriso. Ma non eravamo consapevoli di trovarci entrambi lì, a pochi metri l’uno dall’altro, tra la folla.
Coincidenza? Forse. Ma io voglio pensare che abbiamo entrambi ascoltato “un angioletto” che, in quell’istante, ci ha suggerito di premere il pulsante dell’otturatore ed immortalare quel sorriso. Sì, perché Dio ci parla anche così. Una sensazione di un istante, che ci spinge ad agire. Per fare qualcosa. Per suggerire qualcosa. Per trasmettere un messaggio.
Eccola, la voce di Dio. Il Vangelo di oggi dice: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Giovanni 10,27-30).
Un brano, che me ne ricorda un altro, bellissimo, che troviamo nell’Antico Testamento e che ci racconta l’esperienza del piccolo Samuele, allora bambino, che, nella casa del sacerdote Eli (il grande sacerdote custode dell’Arca dell’Alleanza), sente la voce di Dio:
“In quel tempo Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuele!» e quegli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuele!» e Samuele, alzatosi, corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quegli rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuele!» per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto. Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta». Samuele andò a coricarsi al suo posto. Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Allora il Signore disse a Samuele: «Ecco io sto per fare in Israele una cosa tale che chiunque udirà ne avrà storditi gli orecchi…»” (1Samuele 3,2-11).
Anche a noi, come fece con Samuele, Dio parla. E lo fa ogni giorno. Qualche volta Dio parla nei nostri pensieri. Qualche altra volta con un’immagine che scorgiamo distratti. Qualche altra ancora, Dio, ci parla attraverso le pagine di un libro, o in tantissimi altri modi. Basta saperlo ascoltare. Non dobbiamo commettere l’errore del giovane Samuele e scambiare la voce di Dio per qualcos’altro. E’ facile, quando siamo distratti dai mille pensieri e preoccupazioni di questo mondo, confondere la voce di Dio con il rumore nel quale siamo costantemente immersi. Ma quando riusciamo a fare silenzio nei nostri pensieri, allora sì, che possiamo sentire dentro di noi le parole di Dio e permettergli di cambiarci dall’interno. Allora anche il nostro volto brillerà di una luce nuova.
Nel cuore di Dio, arde il desiderio di parlare con noi, di mettersi in contatto con le sue creature. Anche quando non lo ascoltiamo, anche quando gli voltiamo le spalle, Dio non ci abbandona mai. Ce lo ha promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Lui cammina con noi e noi camminiamo insieme a Lui. E, per quanto le difficoltà ci possano far sentire come naufraghi su di una zattera che si perde tra i flutti del mare in tempesta, Dio è in mezzo a noi. Anche allora. Anche nel pericolo. Anche nella disperazione. Basta saperlo ascoltare.
No. Noi non siamo soli, ma abbiamo sempre accanto a noi Gesù! E’ bello sentire Gesù nella preghiera. Qualche volta ci parla a parole, ma, molto più spesso, Dio ci parla attraverso le sensazioni. Come quando ci approcciamo alla preghiera in preda alla disperazione e percepiamo, pian piano, la forte consolazione della presenza di Gesù. D’un tratto il nodo che chiude il nostro stomaco si scioglie e noi, attraverso la preghiera, troviamo proprio quelle forze che ci servivano per affrontare la difficoltà: Dio ci parla.
#Santanotte amici. Impariamo ad ascoltare la voce di Dio, che ci parla anche nelle piccole cose di ogni giorno. E la nostra vita si trasformerà, perché accorgerci che Dio è accanto a noi ci incoraggia a “cogliere l’attimo” e cambiare. Diventare migliori. Dio vi e ci benedica amici cari!
Alessandro Ginotta
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