+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,28-31)
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Parola del Signore
Che sapore dolce-amaro hanno queste parole di Gesù! Dolce come il premio: chi si abbandona alla sequela di Cristo riceve “già ora, in questo tempo, cento volte tanto…” (v. 30)… amaro come la sofferenza: “insieme a persecuzioni” (v. 30).
“Allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: «Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele»” (Ap. 10,9). Sono le parole di San Giovanni Evangelista, riportate nell’Apocalisse. Un libro, la Parola di Dio, che viene mangiato… delizia il palato e scuote le viscere. Un concetto che troviamo anche nel libro del profeta Ezechiele: “Figlio d’uomo, nùtriti il ventre e riempiti le viscere di questo rotolo [il libro] che ti do. Io lo mangiai, e in bocca mi fu dolce come del miele. Va’, recati alla casa d’Israele, e riferisci loro le mie parole” (cfr. Ezechiele 2,8-3,15). Esperienza condivisa anche dal profeta Geremia: “Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, o Signore” (Geremia 15,16).
Verbum caro factum est. La Parola che si fa carne. Grazie al magnifico sì di Maria, il Verbo si è fatto carne. Gesù, il Figlio di Dio, è venuto in mezzo a noi per donarci, insieme alla sua vita, la salvezza. Allo stesso modo il Signore chiede ai profeti ed all’evangelista Giovanni, di cibarsi della Sua Parola.
Se vogliamo vivere da veri cristiani, se vogliamo compiere la missione che Dio ci ha affidato: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15) anche noi dobbiamo nutrirci della Parola di Dio. Non basta leggerla, no! Dobbiamo cibarcene, mangiarla, divorarla, farla diventare un pezzo di noi. Farla vivere in noi. Prestare la nostra vita alla Parola. Solo quando la Parola sarà dentro di noi, parte di noi, allora potremo portare a termine il nostro compito. Mangiare la Parola, bere la Parola, respirare la Parola. Come scrive San Paolo: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Galati 2,20).
L’uomo non può fare a meno del cibo. Senza mangiare diventiamo deboli, ci ammaliamo. Mi piace molto un passo del Libro dei Re, dove troviamo il profeta Elia che si trova nel deserto; affamato, stanco e scoraggiato, si accascia senza forze sotto ad una ginestra e desidera morire. Dio gli manderà un angelo per nutrirlo: “Forza! Alzati e mangia, perché è troppo lungo per te il cammino. Si alzò, mangiò e bevve” (1Re 19,7-8). Con la forza di quel cibo riprese a camminare. Così è anche lo spirito. Il Cristiano deve nutrirsi continuamente della Parola di Dio.
La Parola di Dio è dolce al palato. E’ bello leggere la Bibbia, il Vangelo, le lettere e gli Atti degli Apostoli. Ci possiamo trovare dentro ogni situazione. E, proprio questa Parola, ci potrà aiutare a venire fuori dalle situazioni più intricate della nostra vita.
Ma la vita dei cristiani non è sempre facile: “ti riempirà di amarezza le viscere…“. In Medio Oriente e, purtroppo, in molti altri paesi del mondo, professarsi cristiani è un pericolo per la stessa vita. Ma anche qui, nella nostra “civilissima” Europa, il cristiano talvolta diventa vittima di pregiudizi e bersaglio di scherno. In Francia ed in altri paesi del nord ci sono leggi che limitano addirittura il diritto di indossare una croce al collo. Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me […] Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia Parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome…” (cfr Gv 15,18-21 e Gv 16,1-4).
Cristo in Croce ha dato la vita per noi. Anche a noi, piccoli discepoli di Gesù, qualche volta spetta una piccola croce. Le fatiche e le difficoltà sul lavoro, una malattia, i problemi della famiglia, sono piccole croci che siamo chiamati a portare, con la dignità che ci ha mostrato Gesù, sul nostro Calvario personale. Ma ricordiamo, amici, che se per qualche momento la nostra croce diventerà pesante, per noi ci sarà sempre un “cireneo” pronto ad aiutarci. E questo “cireneo” è proprio Gesù. Quando siamo sconfortati, sfiduciati, ricordiamo che Gesù è qui, con noi. Soffre con noi e ci aiuta a risollevarci. Sempre.
Cari amici, ecco le domande di oggi: Come vivo la mia Croce? Cerco di evitarla, oppure la porto con dignità? Del Vangelo cerco solo il “miele”, oppure sono pronto anche ad accettare “l’amaro”? E… quando cado sotto il peso della mia croce perdo la speranza… o sono consapevole che dopo la croce arriva la Risurrezione?
Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Aiutali a portare la loro croce e fa’ che per loro sia sempre dolce la Tua Parola.
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂
Il dipinto di oggi è “Gesù e il cireneo”, del pittore italiano Tiziano Vecellio, 1565 circa, olio su tela, 98×116 cm, Museo del Prado, Madrid
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!