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I Ponti dell’Umanità, Assemblea del Coordinamento interregionale

PIANEZZA (TO) – Si è svolta domenica 27 ottobre 2019, nella bella cornice di villa Lascaris, una delle più emozionanti, ricche e partecipate edizioni dell’Assemblea del Coordinamento interregionale Piemonte e Valle d’Aosta che mai si siano viste. Molti e preziosi gli interventi del pubblico, che hanno arricchito una giornata che poteva contare già su relatori di altissimo livello. Riviviamola attraverso le parole del Coordinatore Marco Guercio:

Carissimi, quando quest’inverno, con gli amici dello staff del coordinamento regionale, abbiamo pensato al tema della giornata per Pianezza 2019, alcuni paesi nel mondo, in Europa e milioni di persone in Italia credevano, e ahimè credono tutt’ora, che costruire muri sia la migliore strategia di difesa per permetterci di conservare noi, la nostra specie e i nostri affetti dall’invasione dei poveri nella nostra vita quotidiana.

Su “voci globali”, rivista on line, affiliata a global voice Italia, testata giornalistica on line che mira “a dare spazio a voci, storie e opinioni spesso ignorate dall’informazione ‘mainstream’” ho trovato un’interessante immagine del mondo: in rosso i muri già costruiti e in verde quelli in fase di progettazione.

A mio giudizio ne manca uno in rosso, realizzato dall’Italia nel Canale di Sicilia, con i due decreti Salvini che speriamo venga abbattuto a breve dall’attuale coalizione di governo.

Oltre a questi muri fisici alcune amministrazioni hanno eretto muri finanziari “Dazi”, al fine di proteggere per prima le loro economie a discapito di altre.

Non voglio entrare nel tecnicismo delle operazioni ma voglio solamente evidenziare che queste sono azioni che derivano dalla paura e dall’assenza di dialogo.

Il nostro credo è diverso, infatti siamo chiamati a mettere l’uomo, quello ad immagine e somiglianza di Dio, al centro della nostra esistenza.

Se un povero ci “invade” perché il suo contesto sociale non gli permette di avere una vista dignitosa (guerre, carestie, malattie, malamacroeconomia,….) noi vincenziani siamo chiamati a costruire ponti e non muri.

Ed ecco il tema della giornata

Ottima occasione per ripensare al ruolo di noi vincenziani nella realtà odierna.

Per far questo mi sono permesso di trarre spunto da alcuni passi de “Commenti e riflessioni al testo del Regolamento della Confederazione Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli” supplemento al La San Vincenzo in Italia 12/2011.

La nostra è una associazione cristiana fin dagli anni della sua fondazione dove i membri hanno la vocazione di “seguire Cristo servendo coloro che sono nel bisogno, e di rendere così testimonianza del Suo amore liberatore, ricco di tenerezza e di compassione. I confratelli mostrano la loro dedizione per mezzo del contatto tra persona e persona. Il Vincenziano serve il prossimo nella speranza.”

Per tutti noi l’attività che facciamo nella San Vincenzo, prima di essere un erogazione di aiuto materiale e spirituale è un percorso che facciamo nella nostra fede con i confratelli. Ecco perché è così importante avere cura dei rapporti interpersonali tra confratelli, tra le conferenze tra le ACC e via via fino a livello internazionale. Anche all’interno della ns associazione l’attenzione al confratello/conferenza/ACC più fragile è un ponte che noi costruiamo per includere e non lasciare ai margini. Questo compito a cui tutti noi siamo chiamati è in particolare assegnato a coloro che hanno un ruolo di responsabilità all’interno dell’associazione (Presidenti …)

Per approfondire questa tematica abbiamo chiesto all’amico Giuseppe Milanesi di parlarci dei “i ponti delle conferenze”

Nessuna opera di carità è estranea alla Società. La sua attività comprende qualunque forma di aiuto volto ad alleviare la sofferenza e la miseria, e a promuovere la dignità e l’integrità dell’Uomo, in ogni loro aspetto.

Dobbiamo chiederci continuamente se l’aiuto e il modo con il quale lo doniamo miri a promuovere la sua dignità e la sua integrità di uomo o se sia la scorciatoia che abbiamo trovato per risolvere temporaneamente la richiesta di un bisogno coinvolgendoci quanto basta

Avremmo dovuto dedicare un’intera giornata per raccontare le moltissime iniziative e il modo che i vincenziani hanno di condurle, ma mancandoci il tempo abbiamo provato a riassumerne alcune nel filmato “I ponti del Nord Ovest”

 La Società serve coloro che si trovano nel bisogno, indipendentemente dalla loro religione, dalla loro condizione sociale, dalla loro etnia, dal loro stato di salute, sesso, particolarità culturali o opinioni politiche

Qui entra in gioco il giudizio che noi abbiamo sul povero. Un giorno ho incontrato una persona che voleva iniziare a fare attività di volontariato. Si era rivolta ad una associazione di volontariato carcerario dedicata alle donne. Il corso di formazione e la frequenza del servizio non erano un problema. Per lei il problema era che la maggior parte dei suoi poveri sarebbero state donne ROM e il suo giudizio su di loro le impediva di creare una relazione con esse. In questo senso i vincenziani sono chiamati ad essere PONTI dell’umanità soprattutto in un momento storico come questo dove la Società è pervasa da un senso diffuso di odio razziale e divisionismo, dove i poveri si fanno la guerra tra di loro senza cogliere che nella cura delle diversità e delle differenze sta la ricchezza di una società

I Vincenziani si impegnano a cercare, e a trovare, coloro che sono le vittime dell’oblio, dell’esclusione o delle avversità.

Anche in questo siamo chiamati ad essere non solo ponti ma anche navi di salvataggio, passerelle o mezzi di fortuna da costruire velocemente per riallacciare “deserti umani” con la società che li circonda. In questi casi specifici al vincenziano è richiesto inoltre di andare a ricercare i bisogno e non limitarsi a registrare e a gestire quelli che si presentano alla sua porta.

La Società si sforza di rinnovarsi incessantemente e di adattarsi alle condizioni di vita che mutano col cambiare dei tempi, pur restando fedele allo spirito dei suoi fondatori. Essa vuole essere sempre aperta ai cambiamenti dell’umanità, e alle nuove forme di povertà che si percepiscono o si presagiscono. Essa dà la priorità ai più bisognosi e a coloro che sono particolarmente emarginati dalla società.

I vincenziani nell’essere ponti dell’umanità leggono continuamente la società in cui vivono opponendosi alle scelte sociali divisioniste e razziste, dandone testimonianza, coinvolgendo l’intera società in questa loro lotta in difesa degli ultimi e dei più emarginati.

Per queste ultime tematiche abbiamo chiesto al Vice presidente dello Studio Testa Piero Reinerio nonché storico confratello della S. Vincenzo di parlarci de “I ponti della Comunicazione e lo stile e l’importanza della comunicazione sociale”, a Maurizio Ceste, membro della Giunta Nazionale della Società di S. Vincenzo de Paoli, nonché studioso del pensiero di Federico Ozanam ci richiamerà, attraverso gli scritti di Federico Ozanam, l’attualità del suo pensiero in tema di ponti, unione e umanità ed infine, siccome per fare i ponti ci vogliono le persone ma anche gli sghei, Marco Del Vecchio, anche lui membro della Giunta Nazionale della Società di S. Vincenzo de Paoli, avrà il difficile compito di accompagnarci tra gli strumenti della progettazione sociale ed in particolare di farci cogliere le nuove tendenze

Per aiutarvi a riflettere cosa possono fare l’odio e la paura, come panni stesi al sole, attorno a voi ci sono 38 fotografie del fotogiornalista Francesco Malavolta il quale ha frequentato per 10 anni le navi delle ONG ma ha anche percorso, documentandole, alcune delle tratte percorse dai flussi migratori: quella balcanica e quella delle alpi tra l’Italia e la Francia; da tutto questo vissuto è nata la mostra fotografica itinerante ‘Scatti di Umanità’.

Vorrei chiudere questo intervento con una citazione di Gino Strada Dare una mano agli altri vuol dire migliorare tutti, perché la società è un insieme.

Marco Guercio
Coordinatore regionale
Piemonte e Valle d’Aosta
Società di San Vincenzo De Paoli

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