Oggi ti accompagnerò in un viaggio dietro ad una stella. Non meravigliarti se lungo il cammino incontreremo un testimone d’eccezione: San Giuseppe, che ci descriverà un incontro straordinario!
Il mio decisamente in(solito) commento a:
Siamo venuti dall’oriente per adorare il re (Matteo 2,1-12)
I Re Magi sono personaggi così particolari da rompere gli schemi dei Vangeli. Sono re, e cercano Dio, ma in loro non troviamo traccia della crudeltà di Erode: vengono per venerarlo e coprirlo di doni generosi, non per torturarlo ed assassinarlo. Conoscono le scritture, ma non alla maniera di scribi e farisei: vengono da lontano per condividere la loro sapienza con tutti, non per tenerla nascosta al popolo. Sono ricchi e potenti, ma vengono con magnanimità e riconoscenza, non con arroganza e violenza.
Chi erano questi personaggi così insoliti? Da dove venivano? Di loro i Vangeli ci dicono poco, anzi… l’unico evangelista che ne parla è San Matteo. I loro nomi, il loro abbigliamento, i loro doni li troviamo nella letteratura apocrifa. Possiamo seguire la ricerca dei Magi immergendoci in manoscritti e testi come il Papiro Bodmer, il Vangelo della nascita di Maria, il Protovangelo di Giacomo, i Codici di Hereford ed Arundel ed il Vangelo arabo dell’infanzia.
Come sempre, però, quando parlo di letteratura apocrifa, desidero fare una premessa: il termine apocrifo deriva dal greco “nascondere” e può essere tradotto come «ciò che è tenuto nascosto», «ciò che è tenuto lontano (dall’uso)». Mentre, in altri ambiti, questo termine indica un testo certamente falso, perché non attribuibile all’autore od all’epoca indicata, in campo religioso, vige un carattere di maggior prudenza: nello stabilire quali testi debbano essere inclusi nella Bibbia, in caso anche solo di un piccolo dubbio, si è preferisce rischiare di escludere qualche testo ispirato piuttosto che includere testi che si potrebbero rivelare non autentici. Ecco che, un Vangelo apocrifo, non necessariamente contiene informazioni false, ma non possiamo avere l’assoluta certezza che sia stato ispirato dalla prima all’ultima parola. Non dobbiamo dunque demonizzare questi testi, sebbene sia più saggio avvicinarsi a loro, con quel distacco con il quale ci accosteremmo ad un romanzo, senza pretendere di avere davanti a noi un testo indiscutibilmente autentico.
Moltissime sono le informazioni che la tradizione della Chiesa ha assorbito da questi scritti. Ti stupiresti se ti dicessi che il bue e l’asinello del Presepe, non li troviamo in nessuno dei quattro Vangeli canonici, ma soltanto nei testi apocrifi? E il velo della Veronica? Anche su questo episodio i Vangeli tacciono. E perfino un versetto del Credo, il Simbolo degli Apostoli: “patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte” ci parla di un episodio che non troviamo nei quattro Vangeli: la discesa agli inferi di Gesù, tanto celebrata nelle chiese orientali. Il nome di San Disma, il buon ladrone ed anche quelli di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria, non vengono riportati nei quattro Vangeli canonici, ma li troviamo in molti testi della letteratura cosiddetta apocrifa.
Fatte queste doverose premesse siamo pronti per partire? Socchiudiamo per un istante gli occhi ed immaginiamo di assistere al dialogo tra San Giuseppe ed i Re Magi: “Ditemi chi siete e per qual motivo avete percorso questa strada fino al mio rifugio?”. “Veniamo dall’oriente ed è Dio che ci ha mandato qui. Il motivo della nostra venuta è la comune salvezza” (Codice Hereford 89). È proprio san Matteo che ci racconta: “Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Matteo 2,12). Dunque i Magi, tacendo al re Erode dove avessero trovato il Bambino, giocarono un ruolo importante per la salvezza di Gesù e della Santa Famiglia.
Il racconto prosegue: “Abbiamo visto in cielo la stella del Re degli Ebrei e siamo venuti ad adorarlo, perché sta scritto nei libri antichi a proposito del segno di questa stella: quando sarà apparsa in cielo nascerà il Re eterno che darà ai giusti la vita immortale” (Codice Arundel 90).
“Questa stella, infatti, sorse e ci apparve la prima volta il giorno della nascita di questo Bambino e, senza uscire dalla traiettoria, compiva da sola il giro del polo celeste, non come le altre stelle che restano fisse sul firmamento. Quando la contemplammo per la prima volta, ci parve che tutto il cielo non ne potesse contenere la grandezza. Ed anche il sole, con il suo splendore, non riusciva a farla scomparire, come fa con le altre stelle. Questa è infatti la stella della Parola di Dio, che ci è compagno e guida nel cammino da noi percorso per giungere al Cristo“ (Codice Hereford 94). Dunque ecco dei saggi astronomi, venuti dall’oriente, camminando dietro ad una stella così luminosa da risultare visibile anche di giorno.
È di nuovo il nostro testimone oculare d’eccezione, San Giuseppe, a descriverci il loro aspetto: “Mi pare che vengano da un paese lontano, perché il loro stesso modo di vestire differisce dal nostro. I loro abiti erano amplissimi ed il colore della loro pelle era scuro. Avevano inoltre berretti sul capo e sarabare alle gambe (ampi pantaloni usati in Oriente)” (Codice Hereford 89).
Ma quali doni portavano? Questa volta è il Vangelo dello Pseudo Matteo a darci la risposta: “…Per la strada apparve loro una stella che, precedendoli fino a quando giunsero ove era il Bambino, fu quasi la loro guida. Vedendo la stella i Magi si rallegrarono con grande gioia e, entrati nella casa, trovarono il Bambino Gesù seduto sul grembo di sua Madre. Aprirono allora i loro tesori e regalarono grandi doni alla Beata Maria ed a Giuseppe. Al Bambino poi offrirono ciascuno una moneta d’oro; così pure Gasparre la mirra, Melchiorre l’incenso, Baldassarre l’oro” (Pseudo Matteo 16,I).
Esempi di fermezza e costanza nella fede, questi tre Re non esitano a lasciare i loro paesi lontani per mettersi in cammino dietro ad una stella:
“Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio”
(Isaia 60,3-4).
È una delle profezie che troviamo nella Bibbia.
Ora tocca a te: alza gli occhi e guarda. Sposta lo sguardo dai mille pensieri di questo mondo e volgili al cielo! Almeno in questa notte lasciati dietro le spalle impegni e preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Guarda in alto, cerca il cielo. Cammina attento alle stelle, come fecero i Re Magi. Stai compiendo un viaggio affascinante nello spirito, spingendoti là, dove nella vita quotidiana, non potresti arrivare.
Non devi avere paura di sbagliare: anche i Magi chiesero dove potevano trovare Dio ad un assassino di bambini come Erode. Tutto quello che devi fare è proseguire lungo la tua strada, con gli occhi all’insù, certo che, alla fine, la via sicura e giusta te la indicherà Gesù.
Se saprai non perdere di vista la luce, almeno in questi giorni, anche tu potrai sperimentare la gioia di trovare, finalmente, il Bambino Gesù. E lo incontrerai laggiù, nel tuo cuore, dove abitano i sentimenti più puri, dove c’è ancora posto per l’amore.
Il tesoro dell’amore, l’incenso della preghiera, l’unzione dello Spirito Santo leniscano le ferite della tua anima ed il tuo cuore si riempia della luce e della gioia nell’incontro con Gesù. Buona Epifania! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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