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Perché Gesù ci promette il centuplo?

Il linguaggio di Dio è l'amore

Il centuplo. È la promessa che Gesù fa a chi è disposto a credere che l’impossibile possa avverarsi.

Il mio in(solito) commento a:
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà (Marco 10,28-31)

Devi saperti abbandonare e imparare a credere che non esiste nulla di davvero impossibile se vuoi permettere ai miracoli di accadere. Io posso testimoniare che è così: negli ultimi anni ne ho visti di miracoli! Alcuni sono perfino accaduti a me. Eventi soprannaturali che hanno cambiato il corso della mia vita e quella di chi mi sta accanto. Qualche volta, quando mi trovo a tu per tu con lettori e amici, ne racconto uno. Sai, quando dalle mie labbra escono le prime parole temo sempre di venire deriso o ritenuto pazzo. Ma poi Dio mi sorprende, perché vedo che gli occhi di chi mi ascolta si accendono di viva attenzione. Scorgo un impercettibile annuire che si fa sempre più deciso, finché mi rendo conto che le persone che mi stanno davanti non solo mi credono ma, molto probabilmente, hanno provato anche loro esperienze simili a quelle che racconto. E allora mi coglie molto sollievo, accompagnato dalla certezza che Dio esiste e opera continuamente miracoli in ciascuno di noi. Basta che noi siamo disposti a credergli. A credere all’esistenza di Dio. A lasciare aperta quella porticina che si apre verso l’ignoto dentro di noi.

Dio ripaga quel piccolo sforzo al quale ci abbandoniamo con il centuplo (e forse più!). È così che ha trasformato cinque pani e cinque pesci in una scorta senza fine capace di sfamare una moltitudine di persone (ed avanzarne ancora).

Perché la risposta di Gesù, alla nostra fede, è sempre di una generosità sovrabbondante. Sì, Lui non si ferma a pensare se pochi pani e pochi pesci potranno bastare. Lui è sicuro che basteranno. Ed avanzeranno. Chi possiede questa fede, anche se solo un pizzico, come un granellino di senape, potrà fare cose che, ai più, sembrano impossibili.

A tutti noi, che vogliamo credere, che vogliamo avere fede, Gesù chiede di non rinchiuderci nei nostri schemi asfittici e riduttivi, di non affidarci al calcolo ed alla ragione, ma di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte e contemplare la vastità del cielo. La vastità di Dio. E lasciare che, i nostri pensieri, vengano trasportati dall’alito dello Spirito Santo “che soffia dove vuole e quando vuole” (cfr. Giovanni 3,8).

Abbiamo un tesoro immenso che ci attende nei cieli, ma a chi lo segue Gesù offre una ricompensa che non è solo da intendersi in termini materiali ma anche spirituali e relazionali, poiché si riceveranno nuove comunità di fede, fratelli e sorelle in Cristo, e una ricchezza spirituale interiore. Così la comunità dei credenti diventa una nuova famiglia che accoglie e supporta i suoi membri.

Certo, non sempre tutto è rose e fiori. Qualche volta ci può accadere di scontrarci con persone tanto limitate da non riuscire a guardare al di là della loro ordinaria quotidianità, fatta di eventi certi e prevedibili, ma che non lasciano nulla al soprannaturale. Come bimbi gelosi dei giocattoli di chi sta loro accanto cercano di strapparci i nostri dalle mani. E, quando non ci riescono, se la prendono con noi attaccandoci in tutti i modi in cui saranno capaci: “insieme a persecuzioni” (cfr. v. 30). Ma questo male che ci faranno è davvero nulla rispetto all’oceano di bene che Dio farà straripare attorno a noi. #Santanotte.

Alessandro Ginotta

Perché Gesù ci promette il centuplo?
Il dipinto di oggi è: “Christus Consolator”, di Carl Heinrich Bloch, 1875, olio su tela, Brigham Young University Museum of Art

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