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Il cristiano non deve essere triste!

Il cristiano non deve essere triste!

C’è qualcuno che pensa che un cristiano sia una persona compassata, seria, anzi seriosa, pensierosa, distaccata, forse perfino noiosa. Il ritratto che ti ho appena tracciato non è quello di un autentico cristiano, ma semmai ne è la caricatura, qualcosa di molto simile ad un fariseo, attento a pavoneggiarsi nelle sinagoghe, ad occupare i primi banchi, a intervenire in ogni cosa riguardante l’organizzazione delle celebrazioni interessandosene (o fingendo di interessarsene) come e più del sacerdote.

Il mio in(solito) commento a:
Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli (Luca 10,17-24)

No, al cristiano non viene chiesto di essere musone e triste. Al contrario egli partecipa, in qualche misura, della gioia degli angeli del Paradiso e, per questo, è tendenzialmente allegro e spumeggiante. Un po’ come il vino nuovo di Gesù, che rompe gli otri vecchi e rinsecchiti, e può venire soltanto contenuto dagli otri nuovi e più elastici. Perché ribolle, freme di novità, di voglia di uscire, di andare incontro a Dio e all’uomo che solo l’autentica Parola può portare con sè.

Sì, perché il Vangelo è vita, il Vangelo è gioia, il Vangelo è speranza. Ed è con questi sentimenti nel cuore che siamo chiamati a vivere. Non serve avere il volto triste e contrito, non serve a nulla mortificarsi inutilmente. Perché il Vangelo, la Buona Novella, è gioia. È buona notizia! Riponiamo quindi le maschere tristi, che non servono a nulla, e prepariamoci a vivere la nostra vita ancora più a contatto con le altre persone, ancora più piena, ancora più gioiosa: Gesù è con noi, mostriamo a tutti la nostra allegria. Che non è spensieratezza, ma è la gioia che deriva dall’avere Gesù nel nostro cuore.

“Il maligno – scrive San Francesco di Sales – gode nella tristezza e nella malinconia, perché lui è, e lo sarà per l’eternità, triste e malinconico; per cui vorrebbe che tutti fossero così!” (Filotea, cap. XII). “Il nemico – prosegue il santo – si serve della tristezza per portare le sue tentazioni contro i buoni; da un lato cerca di rendere allegri i peccatori nei loro peccati, e dall’altro cerca di rendere tristi i buoni nelle loro opere buone”. Da una parte il maligno cerca di presentare il male in modo piacevole, mentre, dall’altra, tenta di distoglierci dal bene facendocelo sembrare sgradevole. Ecco come agisce il demonio! Se stai facendo qualcosa di buono, troverà il modo di fartelo pesare mettendoti addosso la tristezza.

Ma Dio non vuole nulla di tutto ciò: “misericordia io voglio e non sacrificio” (cfr. Matteo 9,13). Il Vangelo invita con insistenza alla gioia. Bastano alcuni esempi: «Rallegrati» è il saluto dell’angelo a Maria (Luca 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr Luca 1,41). Nel suo canto Maria proclama: «Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Luca 1,47). Quando Gesù inizia il suo ministero, Giovanni esclama: «Ora questa mia gioia è piena» (Giovanni 3,29). Il suo messaggio è fonte di gioia: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Giovanni 15,11). E qui, in questo brano dell’evangelista Luca, vediamo Gesù esultare nello Spirito Santo.

La parola Vangelo deriva dal latino evangelium, adattamento del greco εὐαγγέλιον, che potremmo tradurre come “buona novella”, in quanto composto di εὐ «bene, buono» e ἄγγελος «messaggero, annuncio». Dunque, quando riceviamo una buona notizia, siamo felici.

Scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (la gioia del Vangelo): “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento”. Poi prosegue: “Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto”.

Il Vangelo è vita, il Vangelo è gioia, il Vangelo è speranza. Ed è con questi sentimenti nel cuore che siamo chiamati a vivere. Non serve a nulla piangerci addosso quando qualcosa non va: se abbiamo la possibilità di raddrizzare le cose dobbiamo darci da fare per farle andare per il verso giusto; abbandonarci alla tristezza può soltanto rallentarci ed allontanare il momento in cui la nostra condizione potrà migliorare. Anche quando sembra che non ci sia più nulla da fare, quando tutto sembra perduto, è lì che avvengono i miracoli migliori. Perché è proprio l’ora più buia quella che precede l’alba. Dobbiamo sempre coltivare, nel nostro cuore, la speranza di un domani migliore. Perché fiducia (fede) e speranza sono le due condizioni che Dio ci chiede per intervenire nella nostra vita e modificarla, migliorarla, trasformarla. Se noi partiamo disperati (senza speranza) di fatto impediamo a Dio di operare il miracolo che ci potrebbe salvare. Siamo noi ad impedirlo, con la nostra tristezza, con la nostra mancanza di fede.

Pensa alla morte in croce di Gesù. Sembrava l’ultimo atto: Dio è morto. Oscurità. Terremoti. Smarrimento. Sbigottimento. Fuga. Eppure subito dopo sono sopraggiunte l’incredulità e la gioia per la sua Risurrezione. No. Dio non è morto. È risorto. Ed anche tu risorgerai. Non solo nell’ultimo giorno, quando tutti risorgeremo nel Signore. No. Tu risorgerai molto prima, perché quando inizierai a guardare la tua vita con speranza e con ottimismo, quando farai l’esperienza dell’incontro con Gesù nel profondo del tuo cuore, allora tutto cambierà! Così come è cambiato Zaccheo. Così come è cambiato San Paolo. Così come è cambiato il Buon ladrone. Così come puoi cambiare tu. Convertendoti. Migliorandoti. Scegliendo la luce e rifiutando le tenebre. Scegliendo la gioia tangibile ed innegabile che deriva dal sentirsi in pace con Dio.

#Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “L’Ascensione di Gesù”, di Paolo Veronese, 1585, olio su tela, 730 x 1390 cm, Musei Capitolini, Roma

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