Dove c’è amore, quello vero, non serve nient’altro. Non ci sono incomprensioni, errori o colpe che l’amore non possa perdonare. Pensa all’amore viscerale che lega un genitore al proprio figlio: non perdoneresti ogni cosa? Così è l’amore di Dio per noi
Il mio in(solito) commento a:
Guai a voi, guide cieche (Matteo 23,13-22)
Oggi ci siamo cascati di nuovo: una teglia di patate cotta alla perfezione, profumata e invitante. Ma mentre aspettavamo che si raffreddasse, abbiamo lasciato lo sportello del forno aperto. Rita, nostra figlia, un anno e mezzo di pura curiosità, si è avvicinata per vedere cosa ci fosse dentro. Appena le sue manine si sono avvicinate al vetro caldo, ho alzato la voce, preoccupato: “Rita, no! Attenta! Non toccare!”. Lei si è fermata, grazie a Dio, ma ha iniziato a piangere, sentendosi rimproverata.
Non volevo certo sgridarla, solo proteggerla. L’idea che potesse scottarsi mi ha spaventato – era già successo quando aveva infilato le dita in una pentola bollente! Così l’ho abbracciata, baciata e spiegato che non ero arrabbiato. Come potrei esserlo, con l’amore che provo per lei? Ho solo voluto proteggerla. Dio fa lo stesso con noi.
Non gli interessa riempirci di regole e punizioni. A Dio sta a cuore solo una cosa: il nostro bene, proprio come un genitore farebbe per il proprio figlio.
C’era un tempo in cui l’umanità non era pronta a capire l’amore nella sua vera essenza. Così, Dio ha dato regole semplici: “non fare questo, non fare quello”, un po’ come si fa con i bambini piccoli. Poi siamo cresciuti. E con noi è cresciuta anche la nostra capacità di comprendere.
Nel Nuovo Testamento, Gesù ci consegna un nuovo comandamento che va al cuore della Legge: «Ama Dio con tutto il tuo cuore, anima e mente. E ama il prossimo tuo come te stesso» (Matteo 22,37-40). Un comandamento semplice, impossibile da ignorare.
Il comandamento dell’amore supera tutto. Se amiamo, non faremo del male, non ruberemo, non uccideremo. È davvero così semplice. Ma scribi e farisei lo avevano complicato con una miriade di precetti: 613 regole tra obblighi e divieti. Una vita fatta di cavilli, di pesi insopportabili: «Guai a voi, che caricate gli uomini di fardelli che nemmeno voi toccate con un dito!» (Luca 11,46). E nel loro tentativo di tenere tutto sotto controllo, chiudevano la porta del Regno a chi voleva entrarci.
Gesù porta una rivoluzione: le vecchie regole, i sacrifici, non hanno più senso con Gesù. Tutto ciò è vino vecchio in otri ormai sgualciti. Gesù ci offre il vino nuovo, la sua Parola, fatta di amore: “Ama Dio e ama il prossimo tuo”. Una semplicità che profuma di libertà e che trasforma leggi complesse in un’unica, potente verità.
Ma molti, come scribi e farisei, continuano a preferire il vino vecchio, schiavi di regole che ormai non servono più, ignorando la gioia liberatrice del Vangelo. Dio non vuole automi, non cerca farisei che si battono il petto senza comprendere. Se fosse così, non ci avrebbe creati liberi (e un po’ testardi).
Dio ci ama ostinatamente. Anche quando lo respingiamo, anche quando lo rinneghiamo. Perché siamo creati a Sua immagine (Genesi 1,26), e Lui non smetterà mai di volerci bene.
L’amore che salva. Dio ha un solo desiderio: salvarci. «La volontà del Padre è che io non perda nessuno, ma che li risusciti nell’ultimo giorno» (Giovanni 6,39). Non c’è bisogno di altro. Quale moneta ci aprirà le porte del Paradiso? L’Amore.
L’amore inarrestabile di Dio è ciò che ci offre la salvezza. Non ci ama perché siamo perfetti o meritevoli, ma perché Lui è Amore, e l’Amore, per sua natura, si dona. Non importa chi siamo o cosa abbiamo fatto.
Come un padre ama i suoi figli, così Dio ama tutti noi. Buoni o cattivi, nessuno escluso. Come il buon ladrone che, pentendosi, ha rubato il suo posto in Paradiso. Perché Dio è più grande di qualsiasi peccato.
La sua bontà è infinita, oltre ogni nostra immaginazione. Dio ci ama per quello che siamo e ci aspetta, sempre, pronto a perdonarci. Basta solo il nostro amore in cambio #Santanotte
Alessandro Ginotta
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