I cuori chiusi, di pietra, che non vogliono aprirsi né sentire, restano muti, sordi e ciechi, imbruttiti ed impoveriti, perché non permettono all’amore che Dio riversa su tutti noi ed anche anche su di loro, di far breccia in quella cortina impermeabile che li isola e li spinge inesorabilmente verso l’oscurità
Il mio in(solito) commento a:
Satana è finito (Marco 3,22-30)
Non c’è peggior sordo di chi proprio non vuole sentire. E di sordi (in questo modo) ce n’erano tanti al tempo di Gesù… ed anche qualcuno ora.
Gesù opera miracoli, guarisce gli ammalati e scaccia i demoni. Perciò, pensano i farisei, deve essere lui stesso un demonio. Ma quanto è cieco l’uomo che non vuole vedere! Quanto è sordo! Quando è paralizzato il cuore di chi non vuol credere neppure dopo aver visto con i propri occhi un miracolo accadere!
I cuori chiusi, di pietra, che non vogliono aprirsi né sentire, restano muti, sordi e ciechi, imbruttiti ed impoveriti, perché non permettono all’amore che Dio riversa su tutti noi ed anche anche su di loro, di far breccia in quella cortina impermeabile che li isola e li spinge inesorabilmente verso l’oscurità. La principale malattia, è proprio questa: l’incapacità non solo di provare amore, ma anche di permettere all’amore degli altri di penetrarvi. Peggio ancora, questa coltre di fuliggine scura non permette neppure alla fiammella, che Dio ha posto nel cuore di ciascuno di noi, di brillare e fare luce sull’anima cupa. Restano in preda alle tenebre, incapaci di aprirsi al bello, alla luce vera, al calore della vita.
Scribi e farisei sono persuasi che il Figlio di Dio sia un demonio e, come tale, lo considerano senza ammettere prove d’appello. Neppure il miracolo più eclatante può far cambiare loro opinione. Questa cecità, questa sordità a tutto, anche all’amore, è il peccato peggiore che un uomo possa compiere: il peccato contro lo Spirito Santo (v. 29).
Il rifiuto del divino, il negarne l’esistenza in modo caparbio, chiudendosi in una tanto cinica quanto aprioristica opposizione, il sostenere sempre il contrario di ciò che si vede, perfino con i propri occhi… questo è il peccato che più ci allontana da Dio. Questa è la bestemmia che ci può davvero costare la dannazione eterna. Perché non c’è peggior male di quello che non si riconosce di aver compiuto. Non è un male che non si vede, che si tiene nascosto. No! Peggio ancora! E’ un male di cui noi stessi, che lo operiamo, non vogliamo neppure prendere coscienza.
Dio è pronto a perdonare tutto, purché noi ammettiamo l’errore. Ma, la supponenza che ci spinge a ritenerci perfetti, l’arroganza che ci convince di non avere colpe né parti di noi stessi da migliorare, sono le principali cause che ci impediscono di accogliere il perdono del Signore. E così, un pregiudizio ci condanna a vagare nelle tenebre del male, lontani da Dio.
Ma tutto ciò accadeva solo nel passato, oppure anche ai nostri giorni? Chi, fra noi, oggi proprio non vuol vedere e non vuol sentire, pronto a negare anche l’evidenza ed a scagliarsi contro chiunque abbia un pensiero differente? Meditiamo e preghiamo.
Proprio tu, che stai leggendo queste righe oggi, sei chiamato ad essere ricettivo nei confronti di questo amore. La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi: servono testimoni e messaggeri della Parola di Dio, capaci di offrire a chi ci sta accanto, e resta lontano da Dio, una prospettiva di luce. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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