Dopo Maria e Giuseppe, il primo uomo a vedere Gesù è stato un impuro. Chi era? Scoprilo nel mio in(solito) commento al Vangelo:
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù (Luca 2,16-21)
I pastori, al tempo della nascita di Gesù, rappresentavano una classe emarginata. Disprezzati dai farisei,
venivano considerati impuri e peccatori. La Bibbia ce li presenta litigiosi (cfr. Genesi 13,7 oppure Genesi 26, 20). A loro era precluso il tempio e non potevano partecipare alle funzioni religiose. Non solo: non potevano neppure testimoniare in giudizio, perché non erano considerati sufficientemente credibili. Esclusi dalla vita religiosa e sociale vivevano spesso all’aperto, senza un tetto che li potesse riparare. Insomma: erano ultimi fra gli ultimi.
Eppure, i primi ad accorrere alla grotta dove era appena nato il Bambin Gesù, furono proprio i pastori, avvertiti dagli angeli. Allora è chiaro che il metro di giudizio dell’uomo non coincide con quello di Dio. Se proprio chi veniva ritenuto indegno viene scelto per testimoniare la nascita del Salvatore:
“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia»” (Luca 2,8-12).
Il Dio che ci sorprende, il Dio che si spoglia della propria divinità per diventare uomo e camminare in mezzo a noi, il Dio che si inginocchia a lavarci i piedi, il Dio che “ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi” (Luca 1,52), prorompe nel mondo, nel silenzio di una mangiatoia al freddo ed al gelo, con tutta la forza del vino nuovo che ribolle e rompe gli otri vecchi e rinsecchiti.
È il Dio del cambiamento, della novità, un Dio che rottama le consuetudini e proclama la legge dell’amore!
Gesù ci invita a cambiare prospettiva: sono i poveri ad essere beati (cfr. Luca 6,20). Il mondo è di chi ha fame e sete (cfr. Luca 6,21). Di chi viene odiato, accusato, insultato e disprezzato (cfr. Luca 6,22). Non è Dio ad essere sbagliato, siamo noi ad aver guardato, fino ad ora, il mondo dalla parte sbagliata!
Solo una povera mangiatoia, tra freddo e sporcizia, per venire nel mondo. Quel mondo che Lui avrebbe salvato. Quello stesso mondo che Lui aveva creato: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Giovanni 1,9-11). Verrà rinnegato dai suoi stessi compagni, perfino dal primo degli apostoli. Verrà tradito da uno di loro. Verrà incarcerato, frustato, schernito, torturato ed ingiustamente assassinato.
E qui abbiamo un altro annuncio: quello della Croce. Perché l’amore più alto di Dio lo si scopre nel punto più basso dell’uomo: la Croce, a cui le creature hanno impietosamente inchiodato il Creatore. Un altro ribaltare della prospettiva: il piccolo che diventa grande, l’umile che viene esaltato, il potente che viene rimandato indietro a mani vuote.
#Santanotte. I nuovi giorni, di cui è appena sorta l’alba, siano ricchi di sorprese, di amore e di pace (e di cambiamenti di prospettiva!).
Alessandro Ginotta
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