Guarire mano paralizzate, compiere esorcisimi, raccogliere spighe in un campo di grano per sfamare sè ed i propri discepoli, Certo che questa storia dei miracoli che avvengono il sabato… proprio non va giù ai farisei!
Il mio in(solito) commento a:
Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito? (Luca 6,1-5)
Nei Vangeli ci si imbatte spesso in episodi dove Gesù guarisce malati proprio di sabato. Tra questi, troviamo la liberazione di un indemoniato (Mc 1,21-28; Lc 4,31-37), la guarigione della suocera di Simone (Mc 1,29-31; Lc 4,38-39), di un uomo con la mano paralizzata (Mc 3,1-6; Mt 12,9-14; Lc 6,6-11), di una donna piegata da una malattia (Lc 13,10-17), di un uomo affetto da idropisia (Lc 14,1-6), di un infermo alla piscina di Betzaetà (Gv 5,1-18) e di un cieco nato (Gv 9,1-41). Ma queste guarigioni suscitano polemiche, dubbi e proteste soprattutto tra i farisei e i dottori della legge. Perché?
Secondo l’Antico Testamento, il sabato è il giorno in cui l’uomo deve astenersi da ogni lavoro, in memoria del settimo giorno in cui Dio cessò di creare (Genesi 2,2-3; Es 20,8-11) e della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù d’Egitto (Dt 5,12-15). Il riposo sabbatico diventa un atto di fede: non è l’opera dell’uomo a governare il mondo, ma quella di Dio. È anche un’esperienza di libertà, che protegge l’uomo dal diventare schiavo del lavoro. Non perché Dio abbia bisogno del riposo dell’uomo, ma perché desidera che l’uomo si fermi, si rigeneri e si riempia della sua benedizione, un dono che trasforma e conserva.
Il sabato, però, ha un significato ancora più profondo. L’uomo, creato a immagine di Dio, è chiamato a imitarlo: come Dio ha lavorato sei giorni e si è riposato il settimo, così deve fare anche l’uomo. Sant’Ambrogio ricorda che Dio si riposò solo dopo aver creato l’uomo, perché desiderava “riposare nel cuore dell’uomo”. San Tommaso d’Aquino sottolinea che è un diritto naturale riservare del tempo a Dio, affinché l’anima si possa nutrire della sua presenza.
Nel tempo, il sabato acquisì anche un valore sociale: era un giorno in cui anche schiavi e servi potevano smettere di lavorare, recuperare le energie e riflettere sul loro scopo esistenziale. Tuttavia, al tempo di Gesù, una miriade di regole rigide aveva avvolto l’osservanza del sabato. Non solo era vietato trasportare oggetti fuori casa, ma anche curare i malati o aggiustare ossa rotte. Si vietava persino scrivere o viaggiare, e chi camminava poteva farlo solo per un massimo di duemila cubiti (circa un chilometro), il cosiddetto “cammino permesso” (At 1,12).
Di fronte a questa interpretazione legalistica, Gesù reagisce con forza, affermando: “Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27). Quando dichiara che “il Padre mio opera sempre” (Gv 5,17), Gesù si pone come Signore del sabato, mostrando che la vera legge di Dio non imprigiona, ma libera. Con le sue guarigioni in giorno di sabato, Gesù annuncia il significato profondo della domenica, il giorno della sua resurrezione, il giorno della liberazione definitiva.
Gesù, dunque, non sfida la legge, ma una sua interpretazione rigida e soffocante. Non porta confusione, ma chiarezza. La Chiesa, seguendo il suo esempio, afferma che le leggi devono essere interpretate in modo favorevole per l’uomo, ampliandone i benefici e riducendo ciò che può opprimere. Il vero scopo della legge, infatti, è servire l’uomo, non incatenarlo.
Eccoli i farisei: otri vecchi, rinsecchiti, che non riescono a contenere la frizzante Verità del Vangelo. Tessuto vecchio e logoro che non può più essere riparato. Gesù è venuto a liberarci dalla schiavitù di una Legge scritta da mano d’uomo per il vantaggio dell’uomo e soltanto spacciata come proveniente da Dio: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Matteo 23,13).
Sulla Legge, tra Gesù e farisei c’è scontro aperto. San Paolo scriverà: “Ora però siamo stati liberati dalla legge” (Romani 7,6). E ancora: “Non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia” (Romani 6,14).
Quale uomo, nella storia, ha mai osato comandare il proprio Dio? Gesù spiega ai farisei che lo accusano, che La Legge di Dio è data per l’uomo, e non contro l’uomo. E si fonda su due principi fondamentali: l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo. Ogni altro uomo che ci circonda è un fratello, che va amato e rispettato. I farisei avrebbero osservato questo Comandamento se avessero offerto loro, agli uomini affamati che vagavano nel campo, di che mangiare. Questo è quello che Dio si aspettava che facessero. Invece stanno immobili, ai margini del campo, a lanciare accuse contro Gesù ed i discepoli. Facile!
Per carità, non cadiamo nell’errore di questi farisei! Non rimaniamo prigionieri di leggi che non comprendiamo, ma liberiamo il nostro spirito dalle gabbie dell’ipocrisia e facciamolo volare sulle ali dell’Amore! #Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!