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Il soffio dello Spirito

Sapete, amici, lo Spirito Santo soffia dove vuole (cfr. Giovanni 3,8). Stavo leggendo e rileggendo il brano di Vangelo da commentare e, tra me e me, pensavo: “vorrei scrivere un commento originale, non le solite cose…”. Ma in nessuno dei mille concetti che mi venivano in mente, trovavo quel profumo di freschezza che desideravo.

Il mio in(solito) commento a:
Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe (Matteo 8,5-17)

Poi lo Spirito soffiò e, d’un tratto, fu tutto chiaro: il mio sguardo venne catturato da una parola: “Entrato”. “Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre” (v. 14). E mi accorsi che, in questo brano, la parola “Entrato” ricorre un’altra volta, proprio all’inizio: “Entrato in Cafarnao…” (v. 5). Gesù entra. Entra nelle nostre case. Entra nelle nostre vite. Entra in noi. E non solo: “Ascoltandolo”. “Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano…” (v. 10).

Ecco Gesù: entra, si avvicina, ascolta, guarisce. Il Dio-con-noi cammina davvero in mezzo a noi, entra, si interessa a quello che diciamo, a quello che siamo, ci ama. E il suo amore ci trasforma. Ci muta profondamente proprio partendo dal nostro interno. Cristo tira fuori il lato migliore di noi e, facendo leva su quello, ci spinge a diventare persone diverse, più corrette, più buone, più attente, più disponibili, più generose.

Ma non si fa “cadere dall’alto” oh no! Gesù non è un Dio al quale portare doni e sacrifici salendo sulle scale di un tempio. No! Gesù è un Dio che scende in strada e viene in mezzo a noi. Entra da noi, dove noi viviamo. Ed è lì che ci guarisce. Ed è lì che ci salva. Ed è lì che ci trasforma rendendoci migliori. E’ un Dio che si muove e non ha paura di sporcarsi le mani. E’ un Dio che viene verso di noi per ascoltarci. E’ un Dio che si fa prossimo.

L’incontro con Gesù è qualcosa che ci trasforma radicalmente. Lo sa bene San Paolo, che da persecutore dei cristiani si trasformò nel più appassionato degli apostoli, dopo aver incontrato Gesù sulla via verso Damasco.

Dio è qui, nonostante il nostro rifiuto. Nonostante il nostro prendere le distanze da Lui. Noi, invece, non sempre siamo disposti ad incontrarlo. Non sempre abbiamo la volontà di ascoltarlo. Può perfino capitare che, ostinandoci nel nostro peccato, gli impediamo di guarirci anche se la sua volontà è di farlo. Perché? Perché Dio ci ama così tanto da concederci il libero arbitrio, ossia: la facoltà di sbagliare. E, ogni volta che commettiamo un peccato, ci allontaniamo da Lui. E’ come se gli voltassimo le spalle. E’ come se gli dicessimo: no, non mi interessa la tua guarigione, mi tengo la mia malattia.

E così, chi di noi si comporta come un fariseo, convinto di essere perfetto, certo di essere nel giusto, restando così chiuso, nella bolla del proprio orgoglio, non potrà guarire. Ma quando Gesù si china su di noi per guarirci, è per sempre. La sua guarigione consiste in una remissione definitiva che parte dall’anima per risanare tutto il corpo. Una guarigione che non è limitata alla vita terrena, ma che coinvolge anche quella eterna, segno di una salvezza che ci libera definitivamente dal male per restituirci la vita. Quella vera.

Alessandro Ginotta

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