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Come possiamo imparare a fidarci di Dio?

Come possiamo imparare a fidarci di Dio?

I miracoli migliori sono quelli che non fanno rumore. Partono dentro la nostra anima e ci cambiano dall’interno

Il mio in(solito) commento a:
Va’, tuo figlio vive (Giovanni 4,43-54)

Dobbiamo fidarci di Dio. Qui il coraggioso è un padre di famiglia, che lascia il figlio, gravemente ammalato, sul letto di morte, per andare a cercare Gesù, convinto che Lui lo potrà riportare in vita. Sono 26 chilometri che separano Cana da Cafarnao. 26 chilometri percorsi con il cuore in gola. E la fede nel cuore. E’ la fede che gli muoveva le gambe.

Ora, dopo tutta questa strada, ha trovato Gesù e, la prima cosa che vorrebbe fare, è portarlo con sé a casa, di corsa, per guarire il proprio figlio. Ma Cristo gli chiede un “supplemento di fede”. Gli chiede di avere fiducia nel fatto che, anche a distanza, possono avvenire i miracoli. Deve accontentarsi, questo uomo, e tornare a casa. Gesù non andrà con lui: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete» (v. 48).

Qualche volta anche noi reagiamo in questo modo: crediamo che i miracoli debbano venire accompagnati dagli “effetti speciali”. Luci stroboscopiche, suoni roboanti, fulmini che scendono dal cielo… ma non è così. I miracoli migliori sono quelli che non fanno rumore. Partono dentro la nostra anima e ci cambiano dall’interno.

Il funzionario del re non si dà per vinto ed insiste: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». E così fu. Alla fine il padre riuscì a trovare nel suo cuore quel granello in più di fede per superare la propria incredulità. E tutto cambiò: “Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia” (vv. 50-53).

Ed il primo miracolo di Gesù oggi è ravvivare la fede nel cuore di quest’uomo. Se avremo fede, Dio potrà moltiplicare i nostri sforzi e permetterci di ottenere un risultato impensabile. Che cosa ci chiede in cambio? Soltanto di crederci! Sì, di crederci. Di non scoraggiarci. Di continuare a provare. Di continuare ad impegnarci. Di continuare a pregare, un po’ come la vedova molesta che incalza il giudice della parabola (cfr. Lc 18,1-8). Gesù ci invita ad avere fede. Ci sprona a desiderare di poter spostare anche le montagne!

Sì, perché la fede che Dio ci chiede è una forza rivoluzionaria che non si piega al ricatto della realtà, ma che la trasforma, permettendo, anche all’impossibile, di accadere. È una fede coraggiosa, che non si ferma davanti a nulla e nessuno. È una speranza contro ogni speranza.

L’incredulità, la mancanza di fede, è quanto sta portando alla rovina il nostro mondo. Perché, come ci ricorda Papa Francesco: ” “Spesso il problema della fede è la mancanza di gioia. La fede vacilla quando ci si barcamena nella tristezza e nello scoraggiamento. Quando viviamo nella sfiducia, chiusi in noi stessi, contraddiciamo la fede, perché anziché sentirci figli per i quali Dio fa grandi cose, rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente” (Cattedrale Cattolica di San Giuseppe, Bucarest, venerdì 31 maggio 2019).

Non smettiamo mai di cercare Gesù, perché è proprio nei momenti più bui, in quelli che ci sembrano senza fede, in cui non vediamo l’orizzonte, che Dio è più vicino a noi e ci dice: “Alzati e vai avanti! Cammina!”. Basta ascoltarlo.

A tutti noi, che vogliamo credere, che vogliamo avere fede, Gesù chiede di non rinchiuderci nei nostri schemi asfittici e riduttivi, di non affidarci al calcolo ed alla ragione, ma di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte e contemplare la vastità del cielo. La vastità di Dio. E lasciare che, i nostri pensieri, vengano trasportati dall’alito dello Spirito Santo “che soffia dove vuole e quando vuole”. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La Risurrezione” di Carl Heinrich Bloch, c. 1875. Frederiksborg Museum, Copenhagen Denmark.

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