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Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

POURBUS, Frans the Younger

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,44-51)

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore

Da tre giorni la Liturgia ci sta proponendo Gesù, Pane di vita eterna. Se avete seguito le mie meditazioni avrete notato che nel brano di oggi Gesù appare più “severo”. Ha un tono quasi di rimprovero. Perchè? Perchè quando ha iniziato il discorso (cfr. Gv 6,22-29 e Gv 6,30-35) si rivolgeva a tutta la folla, ora invece sta parlando a quei Giudei che stanno mormorando: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: «Sono disceso dal cielo»?” (v. 42) a costoro Gesù risponde: “Smettetela di protestare tra di voi.” (v. 43).

Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.” (v. 44-45) La fede è un dono di Dio. Non è una nostra conquista. Senza Dio non possiamo fare nulla. E’ il Padre che ha messo nei nostri cuori i germogli della fede. Nel cuore di ciascuno di noi.

Gli israeliti nel deserto hanno mangiato la manna, e sono morti. Non sono morti perchè hanno mangiato la manna, ma perchè si sono allontanati da Dio. Il Signore disse a Mosè: “Io perdono come tu hai chiesto; ma […] tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce, certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà” (Nm 14,20-23). Nessuno di loro è entrato nella terra promessa. Neppure Mosè. Nei 40 anni in cui hanno vagato nel deserto sono morti tutti. Solo i loro figli ci sono riusciti.

Con Gesù, tutto è diverso: “questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia” (v. 50). Non è la manna. E’ un pane nuovo. Chi ne mangia vivrà in eterno. Gesù si dona a noi con l’Eucarestia: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (v. 51).  Partecipando con fede all’Eucarestia ci avviciniamo a Dio. Veniamo attratti da Lui e permettiamo a Gesù di risuscitarci nell’ultimo giorno. Se ci allontaniamo da Lui resteremo umani… e al termine dei nostri giorni… moriremo, come sono deceduti gli israeliti nel deserto.

Allora, amici miei, scegliamo la vita! Chiudo questa meditazione con le parole di San Giovanni Paolo II: “Nell’umile segno del pane e del vino, transustanziati nel suo corpo e nel suo sangue, Cristo cammina con noi, quale nostra forza e nostro viatico, e ci rende per tutti testimoni di speranza. Se di fronte a questo Mistero la ragione sperimenta i suoi limiti, il cuore illuminato dalla grazia dello Spirito Santo intuisce bene come atteggiarsi, inabissandosi nell’adorazione e in un amore senza limiti”. (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 17 aprile 2003)

« Bone pastor, panis vere, 
Iesu, nostri miserere… ». 

“Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi. 

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi”. 

Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Il dipinto di oggi è “L’Ultima Cena” del pittore fiammingo Frans Pourbus “il giovane”, 1618, olio su tela 287 x 370 cm. L’opera, realizzata per l’Altare maggiore della Chiesa di Saint-Leu-Saint-Gervais a Parigi, è ora conservata al Museo del Louvre.

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