Anche l’ultima ora, anche l’ultimo minuto, perfino l’ultimo secondo è pieno di opportunità. Basta saperle raccogliere. Dobbiamo imparare di nuovo a fidarci di Dio!
Il mio in(solito) commento a:
Sei invidioso perché io sono buono? (Matteo 20,1-16)
È la domanda che il padrone della Vigna rivolge all’operaio che si lamenta. Qualche volta anche noi mormoriamo come questo salariato. Rimaniamo chiusi nella nostra routine e non siamo più capaci di lasciarci sorprendere dalla bellezza di un cielo stellato, o dalla vastità di un mare spumeggiante. Non siamo più disposti ad accettare il bello che ci circonda.
Le nostre vite piene di impegni, i mille affanni che ci attanagliano, le numerose incomprensioni, le troppe ferite, gli inevitabili fallimenti ci hanno imprigionati in una cella angusta fatta di pareti tappezzate di aspettative insoddisfatte. Tutta questa frenesia acceca la nostra anima e toglie luce alla nostra esistenza.
Desideriamo così tanto dalla vita che finiamo per non vivere affatto. Decidiamo anche noi, nella nostra chiusura, che l’ultima ora non basti per compiere miracoli. Oh quanto stiamo sbagliando! Perché a Dio è sufficiente il più breve degli istanti per realizzare opere straordinarie. Imprigionati in un immanente sempre più cupo e ristretto abbiamo completamente perso di vista il trascendente e ci siamo dimenticati come si fa ad avere fede.
Anche l’ultima ora, anche l’ultimo minuto, perfino l’ultimo secondo è pieno di opportunità. Basta saperle raccogliere. Dobbiamo imparare di nuovo a fidarci di Dio.
In questa parabola diversi lavoratori vengano assoldati in tempi diversi. Alcuni iniziano a lavorare di buon’ora e accettano la paga proposta. Ma ben presto ci si rende conto di quanto il raccolto sia abbondante e così il padrone dovrà assumere altri operai durante il corso della giornata. Arriverà addirittura ad ingaggiandone alcuni poco prima della fine dell’orario di lavoro. Al termine della giornata il padrone pagherà chi ha iniziato a lavorare tardi con la stessa somma promessa a chi aveva iniziato di prima mattina. Che cosa significa tutto ciò? Che il Paradiso, la Vita Eterna, viene offerta sia al sacerdote che è entrato nel tempio poco più che bambino, sia al buon ladrone che si è convertito un istante prima della propria morte. È ingiusto tutto ciò? Assolutamente no! Perché la conversione è la cosa più importante e Dio non si stanca di dare delle possibilità agli uomini. Egli desidera che tutti noi ci salviamo, che tutti entriamo nella sua Vigna, non importa il momento, perché “Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,7).
Ma allora posso comportarmi come mi pare, tanto alla fine della vita potrò sempre pentirmi ed entrare in Paradiso? No. Questo sarebbe tentare Dio ed è sbagliatissimo! Se ho la capacità di convertirmi prima, di entrare nella Vigna la mattina, è mio preciso dovere mettermi al lavoro, altrimenti potrei non ricevere la mia paga: se sono un sacerdote, se ho studiato le scritture, se ho ascoltato la Parola e non la metto in pratica, allora sì che sono colpevole! E non entrerò nel Regno dei Cieli. Ma se non vivo la Parola perché non la conosco, allora non è una mia responsabilità (anzi è responsabilità di chi la Parola non me l’ha spiegata!) e potrò entrare nella Vigna anche all’ultimo minuto. Perché non è mai troppo tardi per Dio. E anche l’ultimo battito di ciglia può far entrare il raggio di sole più bello!
Dio ci offre un compenso giusto per una giornata di lavoro. Ma poi ci insegna che sì, la giustizia è una cosa buona, ma che non è tutto. Dio è più grande, perché Dio è amore. Ed ecco che il Dio che ci ama ci vuole tutti con Lui: per bontà ed amore lascia entrare nella vigna anche gli operai che lavoreranno un’ora soltanto. Con i primi Gesù aveva parlato di giustizia e quindi agisce con giustizia pagando il compenso pattuito. Ma con gli ultimi? Con loro non ha concordato nulla, ma li ricompensa con la sua bontà, con l’amore che è gratuità, regalo e grazia. Sì, è un dono inaspettato l’amore del Signore. È qualcosa che non ci meritiamo noi peccatori, noi che lo respingiamo continuamente, noi che ci nascondiamo da Lui. Ma Dio ci ama. E lo dimostra anche così: spiegandoci che la giustizia è cosa buona, ma l’amore è immensamente più grande! #Santanotte!
Alessandro Ginotta
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