Ecco una delle parabole che preferisco, perché rende molto bene l’idea della generosità sconfinata di un Dio che non si risparmia, ma che si dona completamente arrivando finanche a spezzarsi e distribuirsi come Pane.
Il mio in(solito) commento a:
Il seminatore uscì a seminare (Matteo 13,1-23)
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Ed ecco che raccontò loro una delle più belle parabole contenute nei Vangeli: quella del seminatore. Al termine disse: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!» (v. 9).
E noi, l’ascoltiamo? La capiamo? Che cosa rispondiamo a Gesù? Il nostro stato d’animo è forse quello di chi si lascia sottrarre la Parola dal proprio cuore? “viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato: questo è il seme caduto lungo la strada” (Matteo 13,19). O piuttosto quello di chi si trova sul terreno sassoso: ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, “dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò” (vv. 5-6). Oppure quello di chi si trova tra i rovi “e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto” (v. 7).
In qualche misura forse siamo un po’ di ciascuno di questi… è facile cadere vittima del Maligno e scivolare nel peccato, è ancora più facile lasciarsi distrarre e dimenticare la Parola ascoltata o letta, ed è tremendamente difficile non abbandonarsi alle preoccupazioni, ai malumori e lasciare che questi affanni soffochino la Parola nel nostro cuore.
Eppure, proprio dentro al nostro cuore, tutti noi, amici cari, abbiamo uno scrigno dentro il quale custodiamo quanto di più prezioso: i bei ricordi, i momenti felici trascorsi in famiglia, gli eventi che hanno segnato la nostra vita. E, se saremo capaci di cercare con attenzione, proprio lì, in quel tesoro, troveremo i semi che Gesù ha preparato per ciascuno di noi.
Perché l’incredibile generosità di Dio fa sì che Egli semini, senza risparmiarsi, su qualsiasi terreno. Sia quello accidentato, sia quello infestato dai rovi, sia quello asfaltato dalla strada. Anzi, proprio dove è più difficile che la Parola attecchisca, Dio semina con ancora maggior vigore. Perché se anche solo un germoglio crescerà in una fessura di una rupe, lì si riverserà il suo amore.
E come Dio non esita a lasciare il gregge di novantanove pecore per inoltrarsi nel deserto a cercare l’unica che si è smarrita, anche in questo caso Egli non rinuncia a spargere i semi anche laddove ragionevolmente è improbabile che cresca un virgulto. Così è Dio, non si risparmia, non si accontenta di fare calcoli utilitaristici, ma, per Lui, anche la zolla più piccola e povera di terra, merita di essere coltivata.
Che la pianticella cresca laddove il peccato giace in agguato, pronto a beccare via il seme prima ancora che si schiuda; o che spunti sul terreno sassoso e poco profondo di chi si abbandona ad una vita scostante in cui le radici non riescono ad affondare; oppure dove le preoccupazioni soffocano il germoglio come rovi che impediscono alla pianticella di crescere; oppure ancora tra le zolle più o meno fertili, dove la coltivazione renderà il trenta, il sessanta od il cento per uno… a Dio non importa. Quello che gli importa è seminare. E’ non lasciare neppure un angolo del campo dove non sia arrivata la generosità della sua mano. E’ non lasciare neppure una strada intentata, pur di diffondere ovunque ed a chiunque la sua Parola.
Sì, cara lettrice, caro lettore, la parabola del seminatore è estremamente efficace. Rende molto bene l’idea della generosità sconfinata di un Dio che non si risparmia, ma che si dona completamente, incondizionatamente, illimitatamente, alla propria creatura. Arrivando finanche a dare la propria vita. Arrivando finanche a spezzarsi e distribuirsi come Pane.
E quanta gioia c’è in cielo, quando nasce un virgulto tra le rocce! Che gran festa viene fatta quando, in mezzo alle spine, riesce a farsi spazio una tenera pianticella! Perché “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,7).
Alessandro Ginotta
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