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La parabola del seminatore nella vita di ogni giorno

La parabola del seminatore nella vita di ogni giorno

Sulla parabola del seminatore mi sono soffermato molte volte; sui miei libri, ed anche sul mio blog, troverai almeno tre commenti differenti adatti a questo brano di Vangelo, oltre ad un numero imprecisato (ma molto alto) di citazioni. Sarebbe stato facile per me riproporre uno di questi vecchi testi. Ma tu sai che non mi piace essere banale, per cui ho pensato di preparare un

mio in(solito) commento al Vangelo:
Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza (Luca 8,4-15)

Perfino in quest’epoca caratterizzata da egoismo e narcisismo diffusi, ho avuto la fortuna di incontrare parecchi seminatori instancabili. Taluni sono stati riconosciuti santi (o beati) come San Giovanni Paolo II od il Beato Carlo Acutis, altri (la maggior parte, a dire il vero) sono “santi della porta accanto”: persone all’apparenza normali, che vivono in modo straordinario esistenze “ordinarie”. Uno è Gianni “Rusty” Rugginenti, un amico nato al cielo proprio ieri, terminando un cammino terreno pieno di musica e parole. Sì, perché Gianni era un imprenditore discografico ed un editore che non si è mai accontentato del denaro facile, ma ha sempre anteposto i valori alla logica degli affari. Tant’è che la sua casa discografica promuoveva musicisti cristiani tra i più noti in Italia, mentre la sua casa editrice pubblicava esclusivamente testi edificanti ed impegnati. E, dismessi gli abiti dell’imprenditore, la sera o nei week-end girava tra le case delle persone più sfortunate, per portare conforto e generi alimentari e buoni consigli, ma soprattutto parole di incoraggiamento pronunciate con il suo immancabile sorriso. Era speciale? Sì, ma sai perché? Perché metteva il Vangelo in ogni sua azione ed ogni suo pensiero. Ma non voglio fermarmi a parlare di “Rusty”, perché il suo è solo un esempio. Come lui moltissime altre persone (e forse anche tu che leggi) sono speciali, perché incarnano nella loro esistenza i valori cristiani e se ne fanno promotori. Persone che non necessariamente vestono un saio o vivono in eremitaggio, ma conducono esistenze comuni in mezzo a noi. Volontari che non si risparmiano e, pur lavorando, dedicano una parte considerevole del loro tempo libero ad aiutare gli altri, sempre pronti ad agire, collaborare, costruire…

No, non è impossibile diventare “santi della porta accanto”, basta volerlo. Più volte in passato ho usato la metafora delle “pagine viventi di Vangelo” riferendomi a persone, come questi volontari, ma non solo, che fanno trasparire da ogni loro azione i valori in cui credono, adottando sempre sentimenti di accoglienza, di calore, di perdono. Atteggiamenti sempre costruttivi e mai distruttivi. Persone con una grande capacità di ascolto e dotate di empatia, con le braccia tese verso l’altro, pronte a sostenerlo (fisicamente e moralmente).

Sì, perché a nulla serve conoscere il Vangelo se non lo si fa entrare nelle proprie vene. Se non si fa sì che la Parola guidi i nostri gesti. Se non si è pronti a seminare con generosità e altruismo gesti buoni e amore, proprio come ci ha insegnato Gesù: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi” (cfr. Giovanni 15,12). E così scopriamo che l’amore è la richiesta più urgente che ci rivolge Dio. È dall’amore che sa elargire, che si distingue il discepolo, più ancora che calcolando le ore in cui questi si intrattiene in preghiera.

Gesù, il Figlio dell’uomo, colui che nell’Ultimo Giorno ci giudicherà, ha voluto mostrarci la via facendosi Egli stesso uomo, povero e senza casa, sempre pronto ad aiutarci, guarirci, liberarci e salvarci. E così Dio ha fatto per primo ciò che desidera che noi facciamo: essere aperti agli altri e vivere l’amore non con le parole, ma con i fatti. Perché alla fine della vita, come scriveva San Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore.

Sei tu la prossima pagina vivente di Vangelo? Spero di sì. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “L’Ultima Cena” di Philippe de Champaigne, 1649, olio su tela, Museo delle Belle Arti di Lione

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