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La vera fede libera, non imprigiona!

La vera fede libera, non imprigiona!

Quando le regole diventano più importanti delle persone, smettono di essere strumenti di giustizia e si trasformano in gabbie

Il mio in(solito) commento a:
«Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo» (Marco 7,14-23)

Al tempo di Gesù, in Medio Oriente, certe regole alimentari erano rigidissime. Il maiale, per esempio, era considerato impuro: vietato mangiarlo, vietato allevarlo, vietato persino toccarne la carne. Se una stoviglia ne veniva contaminata, doveva essere distrutta, ridotta in frantumi, resa inservibile.

Ma perché? C’era una logica dietro tutto questo. Nell’antica Palestina non esistevano fognature: le strade erano un misto di polvere e liquami, e la carne di maiale, se non cotta bene, poteva trasmettere malattie pericolose. Così, invece di spiegare il rischio sanitario, si preferì trasformarlo in un dogma: “Non toccarla perché è impura!”. Un escamotage comprensibile, forse, ma pur sempre una manipolazione della legge di Dio.

E non finisce qui. Oltre ai divieti alimentari, l’uomo inventò regole ancora più assurde: non si poteva guarire un malato di sabato, non si poteva raccogliere qualche spiga per sfamarsi, non si poteva compiere il bene se cadeva nel giorno sbagliato.

E chi osava trasgredire? Veniva giudicato. Perfino Gesù!

I farisei, uomini che avrebbero dovuto custodire la fede, arrivano a pretendere di insegnare a Dio cosa può e non può fare. Assurdo, vero? Ma oggi non succede forse la stessa cosa? Quante volte la religione diventa un codice di divieti invece che un messaggio d’amore? Quante volte si esclude invece di accogliere, si condanna invece di salvare?

Ma Dio è davvero così? Può Dio voler negare una guarigione solo perché non è il giorno giusto? Può Dio preferire il rigore della regola alla fame di un uomo? Può Dio, che ha mandato Suo Figlio a morire per noi, essere lo stesso che mette ostacoli tra noi e la Sua misericordia? Ovviamente no!

Dio è un Padre che ama senza condizioni. Un Dio che permette all’uomo di sbagliare in nome del libero arbitrio, non impedirà mai a un paralitico di usare la sua mano solo perché è sabato.

E allora, diffidiamo di una fede che soffoca invece di liberare. Una fede che imprigiona non viene da Dio, ma dagli uomini. Perché il Signore non è il Dio della rigidità, ma il Pastore che lascia novantanove pecore per salvare l’unica smarrita.

E alla fine, è proprio come dice il Vangelo: «Ciò che esce dall’uomo è quello che lo rende impuro» (Marco 7,20-23). Le parole che escono dalla nostra bocca contano più del cibo che vi entra. E il nostro cuore vale più di tutte le regole mai scritte. Per questo dobbiamo liberare la nostra anima dai vincoli umani e farla volare sulle ali dell’amore di Dio #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Christus Remunerator”, di Ary Scheffer, 1847, olio su tela, 62.5 x 84 cm, Centraal Museum, Utrecht

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