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La vostra liberazione è vicina

La vostra liberazione è vicina

Hai letto bene? “La vostra liberazione è vicina”. Sì, proprio mentre parliamo di guerre, catastrofi, carestie, e di un mondo che sembra correre a perdifiato verso la sua fine. È questo il paradosso del Vangelo: dove gli altri vedono solo buio, noi siamo chiamati a vedere la luce.

Il mio in(solito) commento a:
“La vostra liberazione è vicina” (Luca 21,25-28.34-36)

Molte cose stanno arrivando: forse una guerra, come quelle che da tanto tempo l’Europa (almeno quella occidentale) aveva dimenticato. 56 conflitti armati, 96 Paesi belligeranti. Mai, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Terra aveva registrato un numero così alto di conflitti. Gli animi, in più parti del mondo si scaldano e, se il rischio di una degenerazione verso un conflitto nucleare è ancora contenuto, armi sempre più nuove e distruttive vengono messe in campo. Guerra generalizzata, escalation nucleare non sono le uniche possibili “fini del mondo”. Assistiamo a un nuovo proliferare di tutte le catastrofi planetarie immaginabili. Clima, ecologia, pandemie da virus sconosciuti, fine ingloriosa delle nostre democrazie e, naturalmente, le carestie che sono collegate a ciascuno degli eventi sopra descritti. A voler leggere l’Apocalisse sembrerebbe quasi che i primi tre cavalieri siano già passati… C’è un’altra cosa che mi colpisce osservando il mondo di oggi: l’indifferenza. Sembra quasi che la violenza non faccia più notizia, che il dolore sia diventato una normalità. Viviamo vite anestetizzate alla ricerca del benessere personale dimenticando che il mondo intero sta attraversando un malessere generalizzato senza precedenti: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Matteo 24, 37-42). Non ci curiamo di quel che ci accade attorno, perseveriamo nelle nostre vite mondane, come fu ai tempi di Noè. Eppure: “Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori” (Matteo 24,6-8). Potrebbe essere questione di ore: “Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello” (Matteo 24,15-18). Oppure di decenni, secoli o forse addirittura millenni, perché: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Matteo 24,36). Di certo, prima o dopo, avverrà quel che ci preannuncia anche San Luca nel Vangelo di oggi: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Attenzione: hai letto bene? “La vostra liberazione è vicina”. Stiamo parlando di disgrazie, di fine del mondo, di apocalisse, eppure: “La vostra liberazione è vicina”.

Io non so se tutto quanto scritto qui sopra sia reale o soltanto un espediente letterario. Quel che è certo è che, se siamo veramente cristiani, dobbiamo ricordare che la nostra vita non è la manciata di anni che trascorriamo su questa terra, ma l’eternità. Sì, siamo esseri eterni. Troppo spesso rischiamo di dimenticarlo. Siamo fatti di corpo e anima: abbiamo un piede poggiato nell’immanente che ci circonda, ma il secondo piede appoggia saldamente nel trascendente che ci supera e ci contiene. La nostra anima non muore oggi, non morirà con la fine del mondo, ma vivrà per sempre. E il “per sempre” che vivremo dipende soltanto da noi. Anche tu, come ogni altro essere umano, sei destinato all’eternità. La tua vita, quella che stai vivendo ora, non è che una piccola parentesi nel cammino della tua esistenza. Una parentesi capace di condizionare la tua eternità. Sì, perché una vita di luce e di fede, all’insegna del Vangelo, si tradurrà in un’eternità di luce e di gioia; al contrario una vita terrena trascorsa con il cuore rivolto alle tenebre, rifiutando l’attenzione ed il perdono di Dio, non potrà che tradursi in un’eternità di lacrime e stridor di denti, quindi dell’inferno dell’allontanamento eterno da Dio.

Ma c’è una buona notizia: non è mai troppo tardi per ricominciare. Non importa quanto lontano siamo andati, quanto abbiamo sbagliato. Dio è lì, pronto a riabbracciarci. Lo ha fatto con il buon ladrone, lo ha fatto con Paolo, lo ha fatto con Maria Maddalena. Perché Dio non si arrende mai.

E allora, alziamo il capo, come dice Gesù. Ricominciamo oggi, ora. C’è ancora tempo per fare il bene, per lasciare un’impronta di amore in questo mondo ferito. E quando arriverà il momento, quando risorgeremo, troveremo Gesù lì, con un posto preparato per ciascuno di noi.

E non importa quanto buio ci sia stato, perché la luce di Dio è più forte. Sempre. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La Vergine dell’Apocalisse” di Miguel Cabrera, 1760, olio su tela, 352x340cm, Museo Nacional de Arte, Città del Messico

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