Gesù ci insegna che il bene e il male crescono insieme, in un intreccio che non sta all’uomo districare. Il Signore, invece, sa aspettare: Egli guarda nel “campo” della vita di ogni persona con pazienza e misericordia: vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino
Il mio in(solito) commento a:
Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura (Matteo 13,24-43)
Ma come!? Non dobbiamo estirpare la zizzania? Se leggendo questo brano di Vangelo ci viene piuttosto naturale capire che c’è il “nemico” dietro alla mano di chi semina zizzania… ci risulta molto più complesso comprendere perché Gesù ci chiede di lasciarla crescere fino alla mietitura.
Se, fino a qualche decennio fa, penso che chiunque sapesse bene che cos’è la zizzania, è probabile che chi è sempre vissuto in città non la conosca: si tratta di un’erba spontanea infestante, il lolium temulentum, nota anche come “loglio cattivo”. Simile al frumento, nasce nei campi coltivati confondendosi con i cereali buoni. Nuoce ai vegetali che crescono nel terreno circostante, danneggiando le coltivazioni agricole e, se macinata, produce una farina tossica. Insomma un vero danno sia per il coltivatore che per il consumatore. I contadini più esperti e capaci di riconoscerla la tagliavano prima che potesse crescere troppo tra le spighe di grano.
Allora perché Gesù ci chiede di non estirparla? Perché a differenza delle piante erbacee, che pur assomigliandosi, appartengono a due specie differenti, l’uomo-zizzania (e naturalmente anche la donna-zizzania) non ha nulla di “biologicamente” diverso dagli uomini e donne “buon grano”. Dio, lo abbiamo già visto nei giorni scorsi, è un inguaribile sognatore e continua a sperare che i semi di conversione che Lui ha abbondantemente gettato sul terreno possano germogliare e che qualunque uomo, anche il più malvagio, si possa pentire e convertire. È accaduto a san Disma, il buon ladrone, che ha riscoperto la via del bene in punto di morte. È successo a Saulo, persecutore dei cristiani, quando nel suo viaggio alle porte di Damasco venne “folgorato” e si convertì diventando il più prolifico degli apostoli. È accaduto a Zaccheo e a tanti altri. Dio non depone mai la speranza che possiamo cambiare, renderci conto del male che abbiamo commesso, chiedere perdono e correggere la nostra rotta. Per questo non strapperà nessuna pianticella: “perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano” (v. 29).
C’è poi un altro aspetto che Gesù richiama alla nostra attenzione, cioè che non sta a noi ergerci a giudici e separare il male dal bene. Talvolta noi abbiamo una gran fretta di giudicare, classificare, separare da una parte i buoni, dall’altra i cattivi… Ma ricordiamo la parabola del fariseo e del pubblicano: “O Dio, ti ringrazio perché io sono buono, non sono come gli altri uomini, cattivi…”. (cfr Luca 18,11-12). Da soli corriamo il rischio di sbagliare. Accecati dal nostro orgoglio rischiamo di confondere il grano con l’erba cattiva e… il rischio è che con essa “sradichiamo anche il grano”.
Terza lezione di Gesù: “la tua preoccupazione non sia la zizzania, ma la cura del buon grano”. La gramigna è secondaria, viene dopo, è solo un parassita. Tu pensa al buon seme. Gesù ci insegna che il bene e il male crescono insieme, in un intreccio che non sta all’uomo districare. Il Signore, invece, sa aspettare: Egli guarda nel “campo” della vita di ogni persona con pazienza e misericordia: vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino.
#Santanotte, i pensieri nel profondo del tuo cuore abbiano tutta la fragranza ed il profumo del buon grano e possano crescere rigogliosi e robusti a riempire la tua vita!
Alessandro Ginotta
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