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L’Arca dell’Alleanza è davvero perduta?

L’Arca dell'Alleanza è davvero perduta?

Trafugata, restituita, razziata di nuovo (o forse nascosta). Il destino dell’Arca dell’Alleanza è decisamente movimentato. D’altra parte, anche il manufatto era tutt’altro che “statico”. Sì, perché “viaggiava” insieme al popolo di Israele indicando la direzione più opportuna da seguire per raggiungere la Terra Promessa. Ecco che l’Arca dell’Alleanza rappresenta la presenza del Dio-con-noi che cammina insieme all’umanità.

E, certo non era un oggetto inerte, perché dal suo interno scaturivano lampi e saette e si sprigionava una luce capace di rendere luminoso perfino il volto di chi le stava vicino. I più scettici sostengono che la struttura in legno, rivestita d’oro, facesse “funzionare” l’Arca un po’ come un condensatore, capace di caricarsi di elettricità statica ed attirare i fulmini dalle nubi. Altri la chiamano “il trono di Dio”, perché lì lo immaginano seduto, tra i due cherubini, avvolto dalla “gloria” che si manifesta come luce.

In queste settimane l’abbiamo vista causare morti improvvise tra chi la toccava con cattive intenzioni ed abbiamo udito la voce di Dio parlare con i sacerdoti che le stavano accanto. Seguiamola ancora, per un’ultima volta, nel suo tragitto verso l’ignoto.

Archeologi, studiosi, ricercatori, l’hanno cercata per secoli invano. Dov’è finita? Perduta per sempre? Eppure, una traccia c’è. E ritengo anche che sia piuttosto attendibile.

Un giorno mi trovavo in Vaticano, a pochi passi da Casa Santa Marta, dove, immerso nella bellezza dei giardini, si erge un elegante edificio: il Pontificio Collegio Etiopico, fondato nel 1481, per l’istruzione e la preparazione dei giovani aspiranti al sacerdozio provenienti dall’Etiopia e dall’Eritrea. Ho avuto il privilegio di visitarlo e di addentrarmi nei recessi più remoti di questa struttura, accompagnato da un caro amico sacerdote etiope, che mi ha raccontato fatti davvero sorprendenti: Secondo un’antica tradizione, l’Arca sarebbe stata donata da re Salomone al figlio Menelik, concepito con la regina di Saba, storica fondatrice della nazione etiope.

Tutt’ora l’Arca si troverebbe, guardata a vista da guardie implacabili addestrate ad uccidere a mani nude, in un edificio adiacente alla cattedrale di Nostra Signora Maria di Sion ad Axum. Nessuno la può avvicinare. L’Arca, in realtà, non verrebbe conservata all’interno della chiesa, ma in un edificio, protetto da sette serrature, appositamente costruito nel giardino retrostante, proprio accanto ad una vecchia cappella le cui pareti sarebbero crollate per l’eccessivo calore sprigionatosi dall’Arca.

Ti ho sorpreso abbastanza?

Alessandro Ginotta

L’articolo è stato pubblicato su “Il Corriere della Valle” n. 23 del 9 giugno 2022

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