Viviamo in un mondo in cui l’apparenza conta più della sostanza, e un like sembra valere più di una persona. È come se i discorsi, troppo spesso, fossero diventati vuoti, privi di anima. Ma oggi voglio raccontarti qualcosa di diverso, qualcosa che ho provato più volte sulla mia pelle. Scoprilo nel mio (in)solito commento al passo: “Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Luca 12, 8-12).
Parlare in pubblico, ammettiamolo, mette nervoso a chiunque. Anche chi ha anni di esperienza si sente assalito da mille dubbi prima di affrontare una platea: “Riuscirò a catturare la loro attenzione? Cosa penseranno di me?” E poi, quel momento fatidico: le luci ti accecano, il cuore accelera, e tutto ciò che avevi preparato sembra svanito nel nulla. Succede anche a te?
A me sì, spesso. Ma in quei momenti faccio una cosa semplice: chiudo gli occhi, respiro profondamente e prego mentalmente lo Spirito Santo. E sai cosa accade? È proprio lì che do il meglio di me. O meglio, è lì che Lui dà il meglio di sé attraverso me. Sì, perché non sono solo le mie parole a muoversi, non è solo la mia voce che vibra: io sono convinto che sia lo Spirito Santo a suggerirmi cosa dire, come dirlo, e quando farlo.
Ho imparato che quando smetto di voler controllare tutto, tutto va per il meglio. Lo Spirito deve essere libero di agire, non può essere trattenuto dalle nostre paure. Noi cerchiamo di prevedere ogni domanda, di prepararci a ogni possibile reazione, ma dimentichiamo che la vita è imprevedibile. E non potremo mai avere tutte le risposte in tasca.
Quando smettiamo di affidarci solo a noi stessi e lasciamo spazio allo Spirito Santo, accade una magia: diventiamo “piccoli profeti”. Diamo voce a quella sete infinita di amore e verità che ci spinge a cercare Dio. È un’esperienza mistica, intensa, che ci tocca nel profondo e ci trasforma. Non siamo più noi a parlare, ma Dio che parla attraverso di noi.
Questo è ciò che accadde a San Pietro, ed è ciò che San Paolo descrive nella sua lettera ai Corinzi: “Chi profetizza parla agli uomini per la loro edificazione, esortazione e conforto” (1 Corinzi 14,3).
In un’epoca dominata dall’egoismo, dove siamo più abituati a parlare che ad ascoltare, è essenziale aprire il nostro cuore all’amore di Dio. Impariamo a sentire la sua voce e a condividerla con chi ancora non la conosce. Gesù ci ha lasciato un compito chiaro: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura” (Marco 16,15).
Quando lasciamo da parte il nostro ego, quando mettiamo da parte le nostre convinzioni e ci abbandoniamo alla volontà di Dio, qualcosa di straordinario accade: diventiamo strumenti nelle sue mani, e le nostre parole lasciano un segno indelebile in chi ci ascolta.
È un’esperienza che trasforma prima di tutto noi stessi, perché Dio opera miracoli in chi si lascia guidare da Lui. Tutti possiamo prestare la nostra voce a Dio, nessuno escluso. San Paolo ci ricorda: “Uno alla volta, infatti, potete tutti profetare, perché tutti possano imparare ed essere esortati” (1 Corinzi 14,31).
E tu, sei pronto a lasciare che Dio parli attraverso di te? #Santanotte
Alessandro Ginotta
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