Ancora una volta abbiamo un desiderio che tocca il cuore si Gesù e permette il miracolo. L’amore che Dio prova per noi è così grande che il suo cuore si muove a compassione ogni volta che un ammalato gli chiede soccorso.
Il mio in(solito) commento a:
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato (Marco 1,40-45)
La lebbra, nei tempi antichi ed anche ai tempi di Gesù, era la peggiore delle malattie. Perché non solo colpiva il corpo, ma rubava anche tutti gli affetti alle persone ammalate che venivano ritenute impure e, come tali, “contagiose” non solo di malattia, ma anche di “impurità spirituale”. Perché la malattia, dagli antichi abitanti di Israele, veniva ritenuta una conseguenza del peccato. Era una punizione. E nessuno si avvicinava ad un lebbroso per non venire contagiato dal male, ma anche dal deterioramento spirituale che lo ha causato. Il lebbroso era un “paria” a tutti gli effetti. E non veniva neppure accettato nelle città, ma doveva vivere, da solo, in aperta campagna. Senza accostarsi a nessuno!
Pensa: un ammalato emarginato. Non è forse un candidato ideale per la misericordia di Gesù? Ed è così che, anche in questo brano di Vangelo, Gesù si commuoverà: “Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato” (vv. 41,42)
Ancora una volta abbiamo un desiderio che tocca il cuore si Gesù e permette il miracolo. L’amore che Dio prova per noi è così grande che il suo cuore si muove a compassione ogni volta che un ammalato gli chiede soccorso. Tuttavia, come abbiamo visto pochi giorni fa, l’incontro deve essere a “doppio senso”: da un lato il Creatore, proteso verso l’uomo, cerca sempre di incontrare ciascuno di noi, ma dall’altro la creatura deve accettare l’intervento divino ed accogliere dentro di sé il suo amore. Senza la nostra volontà di guarire e, più ancora, senza la nostra fede che ci conforta che la guarigione arriverà, Dio non può operare il miracolo. Non perché non ne abbia la possibilità, ci mancherebbe! A Dio è sufficiente schioccare un dito per realizzare anche il miracolo più impensabile e complicato. La ragione per cui Dio chiede la nostra collaborazione è che il suo amore verso di noi è così grande da concederci il libero arbitrio: la possibilità di scegliere se venire aiutati oppure no. La possibilità di sbagliare e di peccare in base alla nostra decisione.
Così, chi si chiude nella propria bolla di orgoglio ed autoreferenzialità, convinto di essere perfetto e di non aver bisogno di aiuto da parte di Dio, non potrà guarire, a meno che non si penta.
Accogliamo sempre l’amore e la grazia che Dio continuamente elargisce a tutti noi, perché ci cura, ci rafforza, ci trasforma. #Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!