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L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce

L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce

Un’alleanza dentro un’altra alleanza. Ricordo quel momento come fosse ora: le nostre mani unite mentre don Salvatore, con tutta la forza di cui era capace, le spingeva e stringeva come se le volesse davvero far diventare “una cosa sola”.

Il mio in(solito) commento a:
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Marco 10,2-16)

Don Salvatore ci conosceva bene ed era fermamente determinato a fare sì che la nostra unione fosse la più solida e stabile possibile. Pareva quasi che in quella stretta ci mettesse tutta la sua volontà (e forse anche di più, visto che le sue mani in quel momento trasmettevano anche la forza di Dio). La morsa che stringeva le nostre mani giunte era giunta così possente ed inaspettata, che io per poco io non trasalii. Stavo quasi per per chiedergli di mettere meno vigore in quel gesto simbolico, quando lui tuonò con una voce stentorea: “L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce”.

C’erano una volta Adamo ed Eva. Nel racconto della Creazione troviamo Dio alle prese con le coppie: tutto è creato a coppie generando così ordine e armonia: il cielo e la terra, la luce e le tenebre, l’acqua e il terreno asciutto. Ogni essere vivente è creato in coppia, “secondo la loro specie”. Il grande tema della Creazione è quindi la famiglia, l’unità delle diversità da cui scaturisce la vita. Infatti, nel testo biblico, l’uomo è creato a immagine di Dio come maschio e femmina. Non l’uno o l’altro presi singolarmente, ma insieme, formano l’immagine di un Dio che è amore e donazione.

Quando Dio crea l’uomo, crea la famiglia, prendendo come modello se stesso, l’unico Dio in tre persone, la Trinità, la “comunità divina”. Anche se l’immagine del Creatore può essere vista nel singolo individuo creato, poiché è generato da Dio, è nell’umanità come coppia che brilla tutta la potenza di Dio. Insieme, realizzano l’immagine della fecondità di Dio, del dono della vita, dell’amore e dell’amicizia. Questa ultima frase l’avrei voluta scrivere a caratteri cubitali, in grassetto, sottolineato e evidenziato: Insieme. È una delle parole più belle che si possano scrivere. Insieme si costruisce. Insieme si genera. Insieme si matura. Insieme si crescono i figli. Insieme si affrontano i problemi. E questo “insieme” è un insieme fatto sì di donna e uomo, ma anche di Dio. “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15,5). Dio è il generatore, il fulcro, il collante della famiglia. Dio è l’amore che la tiene insieme. Dio è la potenza generativa che permette di concepire figli e trasmettere la vita. Sì, perché proprio così, a immagine di Dio, noi diventiamo capaci di trasmettere quel grande dono che Dio ci ha fatto quando siamo venuti al mondo: la nostra vita. Una vita che siamo in grado di trasmettere. Ma che, senza Dio, diventa sterile, povera, malata, assente.

Quand’è che una famiglia va in crisi e si spezza? Quando perde Dio. Quando al suo interno viene a mancare la forza conciliante, l’amore, la capacità di sperare e superare ogni ostacolo che viene dalla fede. Se Dio non c’è tutto questo si spegne. E si spegne anche la famiglia.

Dio, nelle sue tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo è in tutte le famiglie del mondo che si vogliono bene e stanno insieme. Attenzione: non significa che sia tutto rose e fiori. No. L’essere umano è imperfetto e i problemi ci saranno sempre. Ma dove c’è Dio c’è anche la capacità, la volontà e la possibilità di superarli. Se due coniugi sbagliano, Dio li aiuta a tornare ad essere una cosa sola: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (vv. 5-9).

Quando un matrimonio è vero, quando al centro c’è Dio, quando c’è la chiara idea di famiglia in cui si collabora, ci si completa, ci si comprende e ci si perdona a vicenda, allora Dio è presente in ogni sua Persona dentro all’unione. E quell’unione è per sempre. È una casa sulla roccia. È una forza inseparabile che andrà avanti per sempre. Ma quando non c’è la spinta generativa, quando una coppia sta insieme solo per comodità ma non per missione, allora quella coppia, presto o tardi, naufragherà. Ne possiamo stare certi. Perché l’unione senza amore è una casa costruita sulla sabbia. Al primo alito di vento crolla. E non protegge nessuno, anzi, rischia di essere pericoloso abitarci dentro.

La vera unione, quella da non dividere, è quella dove c’è Dio. Dove c’è l’amore. Dove c’è il desiderio di generare altra vita. Dove c’è la consapevolezza di essere mistero e dono reciproco in ogni istante della vita. Questa è la vera unione, il vero matrimonio cristiano, che nessuno deve dividere.

Poi ci sono finti matrimoni (attenzione: possono essere finti anche se celebrati in chiesa, con tutti i crisimi del caso). Il finto matrimonio è un non-matrimonio. Una non-unione. un rapporto che è più un contratto fra prestatori d’opera che il frutto di un amore. Questa unione non è niente. Non è generativa. Non è alimentata dall’amore. Non è neppure una famiglia perché ogni componente non guarda al “noi” a una direzione comune, ma solo e unicamente al proprio tornaconto personale. È un’unione fondata sull’egoismo e non sull’amore. Naufragherà certo. Ed è meglio non celebrarla neppure, piuttosto che trovarcisi dentro a distanza di anni, salvo scoprire di non trovarsi.

Nel tuo matrimonio c’è Dio? Allora siete almeno in Tre. E insieme farete molta strada da qui all’eternità. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Lo sposalizio della Vergine”, di Raffaello Sanzio, 1504, olio su pannello, Pinacoteca di Brera, Milano

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