C’è qualcosa dentro di te che ti spinge a guardare all’insù, è una spinta che solleva la tua anima fino a sfiorare Dio.
Il mio in(solito) commento a: Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Luca 19,1-10)
Crescere, alzarsi, aumentare di grado, migliorarsi. Sono decine e decine i termini che alludono all’azione di salire per indicare un progresso. Ed è proprio questo che muove il cuore di Zaccheo spingendolo ad arrampicarsi, ramo dopo ramo, fino alla sommità di quel sicomoro che cresceva nella città di Gerico: la volontà di migliorarsi.
Il desiderio di incontrare l’unica persona che lo potrà sollevare dalla condizione di peccatore permettendogli di sognare di più: una vita onesta, vissuta con il cuore sincero, un futuro migliore, in cui Zaccheo possa guardarsi in faccia, come faceva da ragazzino, quando ancora era innocente. E chissà, magari costruirsi un futuro lassù, dov’è il Paradiso.Perché in Zaccheo il seme del miglioramento è sempre stato vivo.
Non conosciamo le vere ragioni che condussero Zaccheo a peccare. Forse il bisogno, forse l’avidità, forse l’aver dato retta ad un demonio tentatore. Ma una cosa è certa: in lui è sempre stata ben viva quella sete d’infinito che spinge tutti noi a cercare Dio.
La stessa sete di trascendenza che spinge anche te, cara amica, caro amico, a leggere queste righe proprio ora. Sì, perché anche tu provi questa voglia di assoluto, questa necessità di elevarti per cercare Dio. Ed è questa fiammella, che brilla nel profondo della nostra anima, che ci differenzia e ci fa ben sperare. E’ questa scintilla di Dio, una luce che Lui stesso ha posto dentro a ciascuno di noi, a tenere accesa la nostra anima. A guidarci nelle scelte difficili. A ricordarci il Paradiso ogni volta che rischiamo di cadere in tentazione.
E così, può accadere che perfino un truffatore, come Zaccheo, ad un certo punto cambi strada e si arrampichi su un albero, anziché occupare il suo tempo in qualche altra azione poco pulita che avrebbe potuto coinvolgere il suo patrimonio. La spinta a migliorarsi, il desiderio di seguire la luce che ci brilla dentro, come eco di quella Luce vera che è Dio, può influenzare le nostre scelte e fare la differenza.
E, ad un certo punto del nostro viaggio, arriva Gesù e ci sceglie. Allora può succedere che una persona poco raccomandabile, come Levi il pubblicano, diventi Matteo il Santo ed evangelista. Perché Gesù ci ha scelti e ci ha illuminati con il suo sguardo ed ha nutrito il nostro cuore con la sua presenza. E può persino accadere che Saulo, il peggiore dei persecutori, rimanga folgorato sulla via di Damasco e diventi San Paolo, il più prolifico degli apostoli.
“Il Figlio dell’Uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (v. 10). Ecco un’altra perla che Gesù ci ha donato. Un versetto che vibra, dentro di sé, all’unisono con tutto il Vangelo. Parole che, da sole, riassumono concetti che pervadono il cuore delle Scritture: Dio ci ama. E scende sulla terra per camminare in mezzo a noi, mosso da un preciso desiderio: quello del pastore che non esita ad inoltrarsi nel deserto per cercare anche solo l’unica pecorella che si è smarrita. Perché Dio non ci abbandona mai. Neppure quando tutti gli altri ci lasciano. Neppure quando noi stessi rinunciamo. No, Lui è sempre accanto a noi.
Cara amica, caro amico, su quale albero salirai oggi per incontrare Gesù?
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “L’Ascensione di Gesù” di Jacopo Zucchi, 1585, olio su tela, 265x220cm, Diocesi di Viterbo
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