“Conoscenza, scoperta, amicizia, gioia, emozione, coinvolgimento, ripartire insieme, rete d’amore” sono solo alcuni dei termini che i vincenziani hanno scelto per descrivere l’esperienza del Pellegrinaggio che dal 22 al 26 aprile li ha portati a Parigi, lungo le strade solcate da San Vincenzo De Paoli e dal Beato Federico Ozanam. Un viaggio che li ha sorpresi, entusiasmati, ricaricati ed anche un po’ incuriositi. “Non mi aspettavo questa intensa spiritualità” è il commento di Claudia Beltrame, Presidente dell’ACC di Monza, che aggiunge: “Mi hanno colpito la carica di gioia ed ancor di più la voglia di trasmettere questa gioia a tutti quanti, anche a chi non ha potuto partecipare a questo bellissimo pellegrinaggio”.
“Il dono che ho chiesto per tutti noi – racconta Daniela Pistolesi – è il risveglio della nostra fantasia, cioè il dono dell’estro, della tenerezza, della freschezza interiore, della spiritualità brillante capace di rinnovare le cose”.
“Grazie a chi ha organizzato questo Pellegrinaggio: Antonio Gianfico, Maurizio Ceste, Vincenzo Secci – è il pensiero di Anna Taliente – perché è stato un viaggio veramente interessante e ci ha fatto riscoprire quanto il nostro Fondatore sia stato un precursore dei tempi, una persona veramente speciale”. Un grazie anche a Paolo Pellegrino, di Effatà, che ci ha guidato in questo viaggio alla riscoperta delle nostre radici. “E’ stata un’esperienza unica che ci ha permesso di conoscerci meglio, di stringere nuove amicizie, rafforzare lo spirito di gruppo e che ci ha motivati ancora di più”. E’ bello ascoltare i commenti di Eleonora, Chiara, Francesca, Paolo, Monica, Giannina… si percepisce tutto il loro entusiasmo. Lo si vede nei loro sorrisi, lo si scorge nei loro occhi brillanti e sognanti, lo si sente nel tono della loro voce. Tutti quanti sono rimasti colpiti dalle coinvolgenti riflessioni spirituali di padre Gherardo Armani, che “ha saputo tenere accesa l’attenzione di tutti con i suoi pensieri e le sue provocazioni”. L’esperienza della visita è stata arricchita dallo sguardo storico proposto da Maurizio Ceste, grande conoscitore della vita di Ozanam.
Un particolare percorso tra arte e spiritualità è stato organizzato all’interno del museo d’Orsay, che raccoglie numerosi capolavori dell’impressionismo francese. “Ecco i quadri che mi sono rimasti nel cuore” dice Claudia ed indica la “mendicante” di Hugues Merle, con le sue mani tese che paiono uscire dalla tela per implorare un aiuto al visitatore, e “Famiglia infelice” di Octave Tassaert, il pittore che denuncia le ingiustizie sociali ritraendo la vita dei poveri. Dipinti che fanno vibrare le corde del cuore dei vincenziani.
Intensa e coinvolgente è stata la Santa Messa celebrata nella Cattedrale di Notre Dame, accompagnata con il canto gregoriano. Poi la visita alla chiesa di, dove si riuniva la prima Conferenza di Carità. Camminando tra queste mura si respira la storia della Società di San Vincenzo De Paoli: proprio qui, in una cappella laterale, si può osservare un medaglione che ritrae il volto del Beato Ozanam, a testimonianza delle prime attività che Federico ed i suoi compagni compirono al servizio dei poveri.
E che dire della Cappella di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa, dove la Vergine è apparsa alla Figlia della Carità suor Caterina Labouré? Sull’altare di sinistra, in una teca, è custodito il corpo di Santa Luisa di Marillac, la cofondatrice delle Figlie della Carità. Di fronte, sull’altare di destra, si trova un reliquiario che conserva il cuore di San Vincenzo De Paoli. In pochi metri due importanti segni pregni di vincenzianità. Un luogo speciale dove riflettere sulle origini del carisma che ancora oggi, a quattrocento anni di distanza, ci spinge a tendere le mani ai poveri, a metterci al loro servizio.
Poi la chiesa di Saint Joseph de Carmes, dove Federico si recava a Messa ogni giorno. Qui si trova la cripta dove riposano le sue spoglie mortali. Quella che vediamo ora non è la tomba originaria, perché al momento della morte del nostro fondatore non era concesso seppellire laici nei luoghi di culto. La moglie Amelie ottenne però, in via ufficiosa, che il corpo venisse ospitato in una piccola cappella, molto spoglia. Soltanto nel 1913, in occasione del centenario dalla nascita del Beato, fu eretta la nuova tomba in marmo che vediamo oggi. Quale stupore ha generato nei pellegrini accorgersi che il volto del buon samaritano, dipinto sulla parete della cripta, ha proprio le sembianze di Ozanam! Un tributo del pittore René Dionnet nel centenario della morte di Federico. Ancora una chiesa: Saint-Sulpice, dove San Vincenzo fondò il primo gruppo parigino delle Dame della Carità, come testimonia la targa conservata nella cappella di San Vincenzo De Paoli ed i numerosi affreschi che ritraggono le scene della vita del santo.
“Mi ha colpita molto – racconta Claudia Beltrame – la testimonianza che abbiamo raccolto durante la visita alla Chiesa La Madeleine ed al centro Ozanam-Madeleine. Qui si accolgono i clochard, venti alla volta. Hanno la possibilità di lavarsi e lavare la propria biancheria, consumare uno spuntino nell’attesa che si asciughi e riposarsi un po’. Nel centro si trovano anche laboratori di computer, di arte, e molte occasioni per socializzare”. Un autentico rifugio dove gli scartati possono ritrovare almeno un angolino di quella casa che non hanno più.
Ma è al Museo Ozanam che si sente davvero intensa la presenza di Federico. Acquerelli, disegni, dipinti, mobili: tutto è appartenuto al nostro fondatore, ed ogni oggetto porta con sé una traccia indelebile di lui. In una vetrinetta possiamo ammirare la toga che Ozanam vestiva per insegnare alla facoltà di lettere di Parigi, poi i documenti che riguardano la fondazione della Società di San Vincenzo De Paoli. In un angolo è conservato il baule che Federico portava con sé nei suoi viaggi e che contiene ancora la sua biancheria. Poi i ricordi più personali: una ciocca di capelli, un Crocifisso. Una rarissima fotografia della moglie Amelie e della piccola Marie. In nessun altro luogo possiamo sentire Federico così vivo in mezzo a noi. Qui possiamo fermarci e riflettere, come ci ha suggerito Padre Gerry, su “com’era e come ci vorrebbe”.
Le emozioni che abbiamo raccolto riguardano anche momenti più spensierati, come la rilassante gita in bateau-mouche: l’imbarcazione utilizzata per il turismo fluviale a Parigi ed anche nella Lione di Ozanam. Tutti i partecipanti ricordano con piacere i distensivi momenti di condivisione durante le serate: un tempo in cui stare insieme, riscoprirsi amici, parlare e confrontarsi per cementare i legami. Davvero un bel pellegrinaggio, un ricordo felice per chi vi ha preso parte. Una bella occasione per far crescere lo spirito di corpo e sentire di appartenere ad una San Vincenzo ancora più coesa. Un punto da cui ripartire rigenerati, per andare con ancora più energia incontro ai bisognosi che seguiamo, proprio come Ozanam e San Vincenzo ci hanno mostrato.
Alessandro Ginotta
Ufficio Stampa
Società di San Vincenzo De Paoli
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