È normale avere paura. Provarla serve a riconoscere i pericoli e tenersene lontani. Ma Gesù ci insegna che…
Il mio in(solito) commento a:
Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati (Luca 12,1-7)
Perfino Gesù ha conosciuto questo sentimento: pensiamo, ad esempio, alla notte trascorsa nell’Orto degli Ulivi, aspettando che maturasse il tempo della sua cattura. Scrive San Paolo nella Lettera agli Ebrei (2, 18): “proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”.
Sapete, amici, la differenza sta nel fatto che mentre noi ci lasciamo fermare dalla paura, Gesù non si è mai lasciato vincere dal timore. Anche di fronte al pericolo più grave, quello della morte sulla croce, Egli ha sempre conservato la fede, perché “non dobbiamo avere paura di quelli che possono uccidere il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima” (cfr. v. 28). Il Figlio di Dio non ha mai perso di vista quello che conta davvero: la nostra anima.
Fin dai primissimi giorni della Creazione, Adamo ha perduto l’equilibrio tra la dimensione spirituale e quella materiale. Adamo fu irrimediabilmente attratto da quella terra dalla quale era stato tratto: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7). Lo stesso nome Adamo deriva infatti, dal termine ebraico adāmā, che significa: “terra”, “suolo”.
Il Peccato Originale ha di fatto messo in contrapposizione la carne e lo spirito: due realtà che prima vivevano, o meglio, convivevano, nella perfetta armonia desiderata da Dio, hanno preso strade divergenti. Così, per conseguenza dello sconsiderato gesto dei nostri progenitori, Eva e Adamo, noi tutti esseri umani, nati per essere immortali, abbiamo conosciuto la morte: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Romani 5,12).
E, con la morte, abbiamo sperimentato la paura di morire. Ed anche la paura di vivere lontani da Dio.
Ma Gesù ci insegna un fatto importante: la paura della morte, quella fisica, non ha senso. Siamo polvere, e polvere ritorneremo. Questo è il destino della materia che compone il nostro corpo. Ma non è così per la nostra anima! La nostra anima, amici cari, è nata per l’eternità! Dio ci ama. E, anche se la nostra parte materiale ha rinunciato a Lui, Lui non rinuncerà a noi. Dio non rinuncia alla nostra anima, ma ci resta sempre accanto. Pronto ad accoglierci, ad abbracciarci, a perdonarci, a consolarci, ogni volta che ne abbiamo bisogno.
Ed è così che Gesù non esita a lasciare novantanove pecore nel recinto per inoltrarsi nel deserto alla ricerca di quell’unica che si è smarrita. Perché se è vero che noi stiamo male quando ci allontaniamo da Lui, Lui soffre quando noi ci separiamo da Lui. E quando avrà ritrovato la pecorella smarrita, Gesù non la castigherà né la ricondurrà all’ovile con violenza, ma se la caricherà sulle spalle e, con amore e con delicatezza, si accerterà che la pecorella rientri nel gregge. Perché: “vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (cfr. Luca 15,1-32).
La prossima volta che ci spaventeremo per qualche spauracchio materiale, ripetiamo queste parole di Gesù: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!” (Matteo, 10,29-31).
#Santanotte amici, noi valiamo più di molti passeri! E Dio camminerà sempre ad un passo dalla nostra anima, pronto a sorreggerla ogni volta che ce ne sarà bisogno!
Alessandro Ginotta
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