Noi siamo nati per brillare. E brillare insieme a Lui, ma anche a lui.
Il mio decisamente in(solito) commento a:
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri (Matteo 25,31-46)
Verrà un giorno, non sappiamo quando, che Gesù cesserà di camminare insieme a noi. Ma non perché siederà per sempre su un trono distante, oh no! Lui non ci abbandonerà, semplicemente perché, come scrive San Paolo: “Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti” (cfr. 1Corinzi 15,20-26.28).
Il versetto che la Liturgia ci propone per oggi allude al Giudizio Universale. Un concetto difficile, che io vorrei provare a spiegarvi riallacciandomi alla lettera di San Paolo: che cosa significa che Dio sarà tutto in tutti?
Vedete, amici, dentro al cuore di ciascuno di noi brilla una scintilla di Dio: la nostra anima. In alcuni questa luce è più luminosa: santi, beati, donne e uomini comuni la cui fede è una forte lampada che rischiara non soltanto il loro cammino, ma anche quello di chi gli sta accanto. In altri il dolore, la sofferenza, le esperienze della vita, hanno alzato una cortina di fumo attorno a questa scintilla che, pur continuando ad ardere, dall’esterno appare troppo fioca. Ma al di là di questa nube, più o meno densa, ciascuno di noi ha dentro di sé una piccola fiammella che viene da Dio. Anzi, che è parte di Dio: “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,4) ci raccomanda Gesù.
Il filosofo neoplatonico Plotino sosteneva che l’anima umana è come una scintilla di divinità dentro di noi. Un’anima che desidera ardentemente riunirsi con Dio. Sapete amici, a me piace l’idea che vi ho raccontato altre volte, secondo la quale Dio Creatore creò il mondo, così come noi lo conosciamo, partendo da un big-bang che altro non è stato se non un’esplosione d’amore. E da quell’amore, che si è condensato in materia, siamo nati anche noi. Quella fiammella, che ci portiamo dentro, ci ricorda di appartenere a Dio: “Voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo” (Salmo 82,6). Sì, per quanto possiamo essere ladri come San Disma, il “buon ladrone” (cfr. Lc 23, 39-4), per quanto possiamo essere disonesti come Zaccheo (Lc 19,1-10), o peccatori come il figliol prodigo (cfr. Lc 15,11-32), oppure impuri come la samaritana (cfr. Gv 4, 1-26), dentro ciascuno di noi sopravvive una parte che ci spinge a cercare Dio. Sì, perché l’anima è inquieta e trova pace soltanto in Lui.
E allora, come osserva Sant’Agostino, là in Paradiso: “la buona volontà sarà così disposta in noi che non avremo altro desiderio se non restare lì in eterno”. E, come scrive Sant’Anselmo di Canterbury: “Nessuno avrà alcun altro desiderio in cielo di quello che Dio vuole; e il desiderio di uno sarà il desiderio di tutti; e il desiderio di tutti e di ciascuno sarà anche il desiderio di Dio”. Come sarà il Paradiso? Per rispondere dobbiamo immaginare Dio. Perché il Paradiso sarà con Dio. Il Paradiso sarà in Dio. Il Paradiso saremo noi, che torneremo ad essere una cosa sola con Dio.
Scintille di luce che si riuniranno al fuoco dell’amore dal quale originariamente scaturirono. Perché, come scrisse San Giovanni evangelista nel libro della rivelazione: “Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni. E non vi sarà più maledizione.
Il trono di Dio e dell’Agnello
sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
vedranno la sua faccia
e porteranno il suo nome sulla fronte.
Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli”
(Apocalisse 22, 1-5).
Vogliamo entrare in questa città ed abitarvi insieme a Dio? Allora dobbiamo fare attenzione, perché, aggiunge Gesù: “Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!” (Apocalisse 22,15). La città ci sarà, sarà per molti, ma non per tutti. Gesù ci offre anche la ricetta per entrare insieme a Lui nella Gerusalemme celeste: «Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (cfr. Mt 25,31-46). Non dobbiamo dimenticare che anche nel petto di chi ci sta accanto ed è meno fortunato di noi, brilla una scintilla di Dio. Ed ogni volta che rifiutiamo qualcosa a lui (il meno fortunato), la rifiutiamo anche a Lui (Gesù)!Noi siamo nati per brillare: “Voi siete la luce del mondo” (Matteo 5,14) e brillare insieme a Lui, ma anche a lui: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (v. 40). Lo riconoscete, amici cari, il comandamento dell’amore? «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (cfr. Matteo 22,37-40).
Non disperdiamo pezzi di luce, perché violando il comandamento più grande, commetteremmo anche il peccato più grande… portiamo la nostra luce a brillare con Dio!
Alessandro Ginotta
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