Fichi rinsecchiti, fichi miracolosi… e alberi di senape. Cosa hanno in comune? Un seme minuscolo, eppure capace di trasformarsi in qualcosa di grande. Ti parlo di quel seme, spesso dimenticato, che anche tu porti dentro.
Il mio in(solito) commento a:
Il granello crebbe e divenne un albero (Luca 13,18-21)
Pensaci un attimo. Quante volte svalutiamo l’effetto delle nostre azioni? Quante volte il pessimismo ci fa credere che nulla possa cambiare? E intanto, come un muscolo trascurato, l’anima si indebolisce, si affievolisce, come un fico rinsecchito (cfr. Matteo 21,18-19). Ma fermiamoci: è proprio questa l’immagine che vogliamo di noi? Fichi avvizziti, o semi che germogliano?
Perché, amico mio, ogni seme ha la sua possibilità: può germogliare o spegnersi. Certo, alcuni semi non attecchiranno, altri saranno dispersi dal vento o non troveranno terreno fertile. Ma sai qual è l’errore peggiore? Rinunciare prima ancora di iniziare. È come arrendersi prima di combattere, convinti che i problemi del mondo siano troppo grandi. Ma è davvero così che vogliamo giocare la nostra partita?
Rinunciare a un seme significa forse rinunciare a un albero rigoglioso, un albero che può sfamare e dare rifugio. Basta davvero così poco: un minuscolo granello di senape può diventare un albero potente, come il lievito che fa lievitare tutto l’impasto. E Dio, sì, può prendere il tuo piccolo sforzo e farlo fiorire oltre ogni aspettativa. Cosa ti chiede in cambio? Solo una cosa: crederci.
E allora, non mollare. Non importa quanti semi sono volati via; quello che germoglierà potrebbe essere il prossimo, il tuo prossimo tentativo. La fede è tutto, è insostituibile. Senza speranza, senza la volontà di insistere, rischiamo di perdere l’occasione di vedere fiorire un mondo migliore. Perché a volte basta davvero poco, un piccolo gesto, un granello di fede, per sprigionare l’amore di Dio e trasformare l’impossibile in realtà #Santanotte
Alessandro Ginotta
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