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Non te lo dico…

Non te lo dico...

Ma davvero osiamo chiedere a Gesù queste cose? Una domanda di una bassezza arrogante ci porterà a discutere di cose alte e sublimi

Il mio in(solito) commento a:
Con quale autorità fai queste cose? (Marco 11,27-33)

L’ottusità dell’uomo è senza fine! Anziché chiedersi come miracoli e prodigi potessero avvenire, scribi sfrontati e anziani insolenti domandano a Gesù: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?» (v. 28). Inetti: chiedere al Figlio di Dio chi gli abbia concesso di guarire le persone, liberare dai demoni ed operare miracoli, come se ci volesse un permesso per fare del bene.

Come può una creatura essere così piena di sé da non riconoscere il diritto del Creatore di fare ciò che più gli aggrada, a maggior ragione se quel che opera viene a favore degli esseri umani? La presunzione degli uomini non conosce limiti. Siamo così impegnati a guardarci la suola delle scarpe che proprio non riusciamo a volgere lo sguardo verso l’infinito, là dove Dio vorrebbe portarci, là dove sarà la nostra destinazione finale.

Per comprendere che cosa significa trascendenza basterà ricordare la preposizione “trans”, che in latino significa “oltre” o “al di là” e il verbo “ascendere” che potremo tradurre con “salire”. Ed ecco la spiegazione: trascendente indica ciò che trascende, cioè che va oltre, l’esperienza umana. Dio, l’infinito, l’aldilà.

“Immanente” deriva dal latino “in” e “maneo”, che potremmo tradurre come “rimanere dentro”. Indica ciò che è tangibile, quello che rimane nel mondo. La materia, i nostri corpi, la natura…

Trascendente ed immanente sono intrecciati tra di loro. E, sorpresa, sono anche dentro di noi. Sì, entrambi, anche il trascendente. Pensa un attimo alla tua anima. Vedi che non è soltanto in cielo?

Anima e corpo compongono, unitamente, l’essere umano. Non esiste un individuo senz’anima. Perfino i peggiori criminali ne hanno una. Forse non la ascoltano, ma ce l’hanno. Dunque, anche dentro di noi, trascendente ed immanente coesistono contemporaneamente.

Spirito e materia, due dimensioni che si compenetrano. Realtà così diverse ed immense, che convivono in un luogo inaspettato e piccolissimo: il cuore di ogni uomo. Convivono, è vero, ma troppo spesso confliggono: perché, se da un lato veniamo attirati dalle cose materiali, dalla ricchezza, dai sensi, dal piacere ad ogni costo, dall’altro lato proviamo una profonda ed insaziabile sete di infinito che ci porta a volgere gli occhi al cielo per cercare Dio. Dunque anche il nostro cuore è spesso teatro di battaglia tra trascendente ed immanente.

Anche noi esseri umani da un lato veniamo attirati dalle cose materiali, dalla ricchezza, dai sensi, dal piacere ad ogni costo; dall’altra parte proviamo una profonda ed insaziabile sete di infinito che ci porta a volgere gli occhi al cielo per cercare Dio.

Così ci sono parole che abbiamo spesso letto nei Vangeli: «Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore» (Mt 16,19-21). Parole che troppo spesso ignoriamo, confusi dalle mille distrazioni di un mondo che ci costringe a guardare solo al lato materiale, ignorando l’immensità che ci sta sopra.

Lo stesso San Paolo, nella lettera ai Colossesi, scrive: «Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra» (Colossesi 3,2). C’è un testo di Sant’Agostino che mi piace molto ricordare: «La tua avarizia possiede l’oro, una non so quanto meschina e piccola porzione di terra. Con i tuoi occhi invece possiedi il cielo, guardi il sole, misuri le stelle; per mezzo dei tuoi occhi possiedi il mondo intero» (Discorso 265/C).

Non cadiamo anche noi nell’errore di questi uomini che sfidarono Dio con domande assolutamente inopportune. No, non sbagliare: solleva gli occhi dai mille pensieri di questo mondo e volgili al cielo! Almeno in questo momento prova a lasciare dietro le spalle impegni e preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Guarda in alto e cerca l’infinito! (Poi dimmi come ti senti, se ti farà piacere lo potrai scrivere nei commenti) #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo benedicente” di Andrea Previtali, 1510, olio su tela, The National Gallery, Londra

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