Verrà un giorno, non sappiamo quando, in cui Cristo si siederà sul suo trono e tutto, così come lo conosciamo, cesserà di esistere per trasformarsi. Vediamo di capire cosa accadrà nel Giorno del Giudizio Universale
Il mio in(solito) commento a:
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri (Mt 25,31-46)
Molti e molti passi di Vangelo ci insegnano che la misericordia e l’amore di Dio non hanno confini: Egli ci riserva sempre una seconda opportunità (ed una terza, ed una quarta…). Ma questo avverrà sempre? O ci sarà un momento in cui anche Gesù scruterà nel profondo della nostra anima per soppesare i nostri peccati? Tradotto in altre parole: l’ultimo istante che avremo per pentirci coinciderà con l’ultimo nostro respiro, oppure avremo la possibilità di ottenere il perdono anche con una contrizione della nostra anima già trapassata?
San Paolo si esprime chiaramente: “è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta e poi viene il giudizio” (Ebrei 9, 27), e in questo giudizio particolare “ciascuno riceve in base a ciò che ha fatto durante la sua vita mortale” (2 Corinzi 5, 10). Quindi sembrerebbe che l’istante della nostra morte sia l’ultimo momento in cui potremo chiedere perdono.
Tuttavia è nostro dovere astenerci dal giudicare o dal decidere se una persona vada o meno condannata all’inferno: perché “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Giovanni 3, 17). E ancora “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno“, ed anche: “Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda” (Matteo 18, 14). Non possiamo sapere quali sentimenti abitino l’anima di un moribondo né se in cuor suo si sia pentito dei propri errori prima della morte. Sappiamo poi che “nulla è impossibile a Dio” (Luca 1 37). Ed anche che: “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile” (Matteo 19, 26). Né possiamo dire di conoscere i pensieri o la volontà di Dio: “Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie” (Isaia 55,8).
Certo, l’inferno esiste. Gesù stesso ce lo descrive come una fornace ardente dove “ci sono pianto e stridor di denti” (cfr. Matteo 13,43). Ma pensa un istante: può Dio, che ha creato il mondo e l’uomo a sua immagine e somiglianza, che ci ha amati a tal punto da inviare sulla terra il proprio figlio a morire per noi, a farsi Pane per la nostra salvezza, può questo Dio che non attende altro che un nostro accenno di pentimento per perdonarci, trasformarsi dopo la nostra morte in un giudice severo pronto a pesare la nostra anima con una bilancia e spedirci senza possibilità di replica all’inferno sulla base dei nostri peccati? Lo credi davvero possibile?
No. Io non credo. Credo invece che il Dio che troveremo ad attenderci quando avremo varcato la soglia dell’altra vita avrà il volto del Padre buono della parabola del figliol prodigo: sarà pronto a stringerci forte tra le sue braccia, rivestirci con la nostra veste migliore e preparare una gran festa. Sì, perché “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,7).
Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole « che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi » (2 Pt 3,9)
Qualcuno potrebbe forse rifiutare l’amore di Dio ed allontanarsi definitivamente dalla sua presenza, come fece il demonio. Allora, dentro quest’uomo, si aprirà l’inferno della disperazione, dell’odio, del male ed il suo cuore diverrà quella fornace ardente pronta a consumarlo per l’eternità. E lì sì, che vi sarà pianto e stridor di denti!
Se mi chiedi che cosa io pensi in merito sento di poterti dire che spero ardentemente che la misericordia di Dio vorrà andare anche oltre il confine della vita con la morte. Spero tanto che anche le anime di quei defunti che non hanno fatto in tempo a convertirsi in vita possano, di fronte allo splendore di Dio, riconoscerne la grandezza e l’amore. In fin dei conti, come pensava Sant’Agostino: “Fra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è tutto l’oceano della misericordia di Dio”. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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