Ora, chissà, potrebbero venire i soldati da un momento all’altro. Abbiamo sprangato le porte e ci batte forte il cuore. Un rombo, come un vento impetuoso, poi, all’improvviso, un’ombra sembra acquistare peso e profondità. D’un tratto, dove non c’era nulla, è apparso un corpo. Proprio come otto giorni prima…
Il mio decisamente in(solito) commento a:
Otto giorni dopo venne Gesù (Giovanni 20,19-31)
Abbiamo paura. Ci siamo rifugiati lì, nel posto in cui pochi giorni prima avevamo celebrato la Pasqua ed erano accadute tutte quelle cose… il Maestro faceva strani discorsi preannunciando che uno di noi lo avrebbe tradito.
Poi quella Cena così insolita. E Lui che indossa il grembiule e inizia a lavare i nostri piedi. Tanta confusione. Ora è morto. Si dice che sia risorto. Le donne ci hanno detto di aver parlato con degli angeli. Due di noi hanno raggiunto il sepolcro correndo a perdifiato, ma non vi hanno più trovato nulla: solo un telo ripiegato.
Noi uomini, senza Dio nel cuore, non siamo nulla. E così scopriamo che toccare le piaghe di chi soffre non sempre è semplice. Anche noi, come San Tommaso, abbiamo bisogno che lo Spirito Santo apra il nostro cuore. Non c’era, Tommaso, otto giorni prima, quando Gesù apparve ai discepoli e, dopo aver mostrato le sue ferite, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo» (cfr. v. 22). Così, quando, otto giorni dopo, rivide Cristo, non riuscì a lasciarsi il dubbio dietro le spalle. E’ così amici, quando manca la grazia dello Spirito Santo, il nostro cuore tentenna.
Venite e vedrete. Due parole che dicono tutto: parlano alla nostra sete di Dio, al nostro desiderio di capire, di incontrare. Venite: è un invito. E vedrete. Ecco che qui iniziamo a capire che non sarà tutto così semplice come ce lo immaginiamo. O forse sì?
“Vedrete” sottintende che l’azione di cercare Dio non si esaurisce nell’avvicinarsi. Ci è richiesto di più. Vedere. Renderci conto. Provare. In qualche modo, Gesù vuole che ripetiamo l’esperienza di San Tommaso: toccare con mano. Introdurre le nostre timide dita nelle ferite dell’esistenza. Sperimentare il dolore, la fatica, ma anche la gioia, l’allegria della condivisione, il calore dell’amore. Venite e vedrete. Provare per credere.
Sì, perché Dio non ci vuole ospiti passivi, ma desidera che noi prendiamo parte al suo Regno. Di più: ci chiede di costruirlo insieme a Lui.
L’incontro con Gesù cambia San Tommaso. L’apostolo, che aveva detto: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (cfr. v. 25), si trova davanti a Gesù e, all’improvviso, non ha più bisogno di prove, ma prorompe in quella che è la prima autentica confessione della divinità di Cristo dopo la Risurrezione: «Mio Signore e mio Dio!» (cfr. v. 28).
Ora che Gesù sta partendo: “Dove vado io, voi non potete venire” (Giovanni 13,33), i due verbi che hanno accompagnato fino ad ora noi e gli apostoli: “venire” e “vedere”, non bastano più. Perché adesso tocca a noi: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Marco 19,15). “Andare” e “testimoniare” sono i nuovi compiti.
Ora che abbiamo incontrato Gesù Risorto scopriamo una nuova missione. E la missione degli apostoli è anche la nostra. Ci siamo anche noi, oggi, nel Cenacolo ad incontrare Gesù. Ci siamo anche noi, con Tommaso, a mettere le nostre mani nelle ferite del Figlio di Dio. Sì, lo facciamo ogni volta che soffriamo. Lo facciamo ogni volta che incontriamo un sofferente.
Ora tocca a noi diventare pagine viventi di Vangelo. Gesù ci domanda di testimoniare, a chi è distante, che cosa significa amare, perdonare, accogliere, servire… Ci chiede di lasciar trasparire dal nostro modo di fare, dal nostro relazionarci con gli altri, quelli che sono i principi cristiani che noi stessi abbiamo deciso di seguire. Perché esiste davvero un’alternativa a questo mondo arroccato ed individualista. Perché l’egoismo non è per forza destinato a trionfare. Dio si mostra a coloro che lo cercano. Il nostro cuore sia sempre pieno di Lui! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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