Il Vangelo, non è una primizia. Non è una bottiglia rara destinata al palato di pochi sommelier professionisti. No: Dio è di tutti. E tutti lo dobbiamo portare per le vie del mondo
Il mio in(solito) commento a:
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10,7-15)
L’imperativo assoluto è: portare a tutti la Parola di Dio. Ma sempre con stile. E lo stile di Gesù è propositivo, non coercitivo. Il Vangelo si propone, non si impone: “In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi” (vv. 11-13). Il Vangelo si annuncia a tutti. Qualcuno ascolterà, qualcun altro ci ignorerà. O forse ci caccerà via in malo modo. Il nostro compito è veramente duro: non dobbiamo perdere la pazienza, dobbiamo sforzarci di non rispondere con l’insulto all’insulto: «Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi» (v. 14).
Gesù si offre a tutti: con incredibile generosità lancia il proprio seme ovunque, non curandosi di dove cadrà. Anzi, in fondo, in fondo, ci pare che Gesù preferisca gettare più seme proprio là, dove è meno probabile che attecchisca: sulla roccia e tra le spine. La speranza del Signore non conosce confini. E, se anche un solo seme, piccolo come un granello di senape, riuscirà a trovare rifugio nella spaccatura di una dura roccia e farvi germogliare una pianticella, la gioia di Dio sarà incontenibile. Perché: «ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Luca 15,7).
Il Vangelo, non è una primizia. Non è una bottiglia rara destinata al palato di pochi sommelier professionisti. No: Dio è di tutti. E tutti lo dobbiamo portare per le vie del mondo.
Anche se operai dell’ultima ora, abbiamo il preciso dovere di seminare lungo i campi della vita. Così, amici cari, ognuno di noi è una zolla di terra ed ognuno è anche un seminatore. Ogni parola, ogni gesto che esce da noi, si sparge sulla terra e produce frutto. Ricordiamocelo la prossima volta che daremo un buon esempio. Siamo zolla, siamo seminatore e, se Dio vorrà, saremo anche seme.
Le spighe sono lì che aspettano qualcuno di volenteroso, che non si tiri indietro. Qualcuno che non abbia timore di sporcarsi le mani toccando la terra. Qualcuno che sia pronto a dissotterrare i propri talenti e mettesi in gioco davvero. Qualcuno a cui stia a cuore non soltanto il proprio benessere, ma quello dell’intera umanità.
Sei tu? Sei tu quell’uomo, caro lettore? Sei tu quella donna, cara lettrice? Siamo pronti ad unirci al Seminatore generoso per spargere generosamente anche i nostri chicchi? Siamo pronti a farci noi stessi seme? Siamo pronti a diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo?
Alessandro Ginotta
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