Quella che dobbiamo combattere, amici cari, è una battaglia spirituale, che non si vince con le armi, ma con l’amore.
Il mio in(solito) commento a:
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto (Luca 21,12-19)
Alzi la mano chi, sul lavoro, negli studi, tra gli amici od in famiglia non ha mai avuto neppure un diverbio o non si è mai dovuto difendere da qualche accusa ingiusta.
E, quanto più ci impegniamo in qualcosa, quanto più ci mettiamo dentro anima e corpo, allora sarà lì che diventeremo il bersaglio delle critiche altrui. Forse perché, operando il bene, simo noi a dare un buon esempio che disturba chi, invece, si vorrebbe risparmiare e non desidera investire quelle energie che noi invece impieghiamo.
E così è per i buoni cristiani, coloro che testimoniano con la propria vita e con le proprie azioni i valori in cui credono. Gesù ci chiede proprio questo: di diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo.
Ci domanda di testimoniare, anche a chi è più distante, che cosa significa amare, perdonare, accogliere, servire… Ci chiede di lasciar trasparire dal nostro modo di fare, dal nostro relazionarci con gli altri, quelli che sono i principi cristiani che noi stessi abbiamo deciso di seguire. Perché esiste davvero un’alternativa a questo mondo arroccato ed individualista. Perché l’egoismo non è per forza destinato a trionfare!
Perché le forze del male non potranno mai avere il sopravvento, «non praevalebunt»! (cfr. Matteo 16,17-19). Parola di Gesù! «Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (cfr. Geremia 1,17-19).
Quella che dobbiamo combattere, amici cari, è una battaglia spirituale, che non si vince con le armi, né tantomeno con la forza, ma che si combatte con la perseveranza e la coerenza. Con l’amore e la bontà! Perché il bene vince sempre, anche se, in qualche momento, può apparire più debole e nascosto.
E… sapete quando il bene vince davvero? Questa è proprio difficile, eh? Vince quando noi riusciamo ad accogliere come un fratello anche chi ci ha fatto del male. E se proprio non ci riusciamo… non disperiamo, perché alla sera della vita, se avremo fatto davvero tutto, ma proprio tutto, il possibile per provarci, sarà proprio Gesù a mettere quel che manca a renderci perfetti: “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5,48). E perfetti saremo, con il suo aiuto.
Gesù, Tu che sei stato deriso, percosso ed umiliato, inchiodato ad una croce e poi trafitto, aiutaci ad anestetizzare il dolore del superbo che ci ferisce. E donaci la capacità di amare ogni fratello che ci farai incontrare!
Alessandro Ginotta
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