Ecco una pagina curiosa ed affascinante, che ci permette di tuffarci nella storia del Gesù-Uomo.
Vero Dio e vero Uomo. La doppia natura di Gesù, da sempre, ci interroga. E’ qualcosa che difficilmente riusciamo a spiegare: in Cristo coesistono entrambe le realtà. «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt. 16,16) risponderà San Pietro alla domanda: «Chi è il Figlio dell’Uomo secondo la gente?» (16,13). L’incarnazione del Figlio di Dio, non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio e in parte uomo, né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio. Ecco la verità: Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo.
La costituzione pastorale Gaudium et spes, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II, promulgato da Papa Paolo VI, recita così: «Il Figlio di Dio […] ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato».
Così abbiamo esplorato il dualismo di Gesù ed abbiamo scoperto che Egli è contemporaneamente vero Dio e vero Uomo. Ma ora dovremo spingerci un po’ più indietro nei libri della Bibbia per capire viene chiamato “Figlio di Davide”.
Diciassette versetti del Nuovo Testamento descrivono Gesù come “Figlio di Davide”. Troviamo questa invocazione sulle labbra di molte persone che, per fede, cercavano la guarigione: la donna la cui figlia era tormentata da un demone (Matteo 15:22), i due uomini ciechi ai bordi della strada (Matteo 20:30) e Bartimeo il cieco (Marco 10:47), …
Chiamandolo “Signore” sottolineavano la divinità, mentre rivolgendosi a Lui come “figlio di Davide,” esprimevano la certezza che fosse proprio il Messia. Era un po’ come se lo “consacrassero” Cristo essi stessi. Sì, perché da sempre, le profezie, indicavano che Cristo sarebbe appartenuto alla stirpe del re Davide (cfr. 2 Samuele 7:12-16; Salmo 89:36-37; Isaia 9:6-7; Geremia 23:5-6; 33:15-17). Spesso poi, sentiamo parlare di “virgulto di Iesse”. Iesse era il padre del re Davide. Il profeta Isaia scrive: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Isaia 11,1). Ecco che chi invocava Cristo come figlio di Davide confermava la propria fede identificando proprio Gesù come il Messia tanto atteso.
D’altra parte i Vangeli davvero ci dicono che Gesù era un discendente del re Davide: “Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme” (Luca 2,4). Mentre Matteo scrive: “Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo” (cfr. Matteo 1,1-17). Ed anche lo stesso San Paolo, nella lettera ai Romani, definisce Gesù: “Nato dal seme di Davide secondo la carne” (Romani 1,3).
Dunque è chiaro: Cristo discendeva davvero dalla famiglia del re Davide. Tuttavia, io sono convinto del fatto che Gesù, in questo brano, voglia “giocare” sul dualismo vero Dio/vero Uomo: ‘In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi’. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri” (Marco 12,35-37). Se essere Figlio di Davide, significa essere Dio, l’essere “Figlio dell’Uomo” sottolinea la natura umana di Cristo.
Dio e Uomo, due realtà che coesistono. Poiché nella misteriosa unione dell’incarnazione «la natura umana è stata assunta, senza per questo venir annientata» (Gaudium et Spes, 22).
Noi sappiamo che Dio è grande. Per quanto con la nostra mente possiamo tentare di immaginarlo, per quanto la nostra fantasia ci permetta di intuirlo e per quanto la nostra anima brilli della sua stessa luce, noi non riusciremo mai a contemplarlo tutto. E’ come se ci trovassimo davanti ad un dipinto enorme; ciascuno di noi può arrivare ad intuire una parte di Dio, ma non riusciremo a coglierlo nella sua sconfinata, infinita interezza. Perché Dio va ben oltre l’orizzonte e l’infinito. Perché Dio è immensamente più grande dell’idea stessa che noi abbiamo di Lui. Perché i suoi sentimenti sono smisuratamente più intensi dei nostri. Perché il suo amore non conosce confini. Perché il suo perdono non conosce peccato che non possa essere rimesso e la sua capacità di guarirci nel corpo e nell’anima è inesauribile. Perché il suo potere di donare la vita è senza fine. E quando, avvicinandoci a Lui, riusciamo a percepirne anche soltanto una minima parte, la gioia riempie il nostro cuore fino a diventare incontenibile.
#Santanotte amici, culliamoci nel mistero di Dio, talmente innamorato dell’uomo da farsi Uomo, per venire a vivere insieme a noi. Il Dio-con-noi, che cammina ad un passo da noi, vi benedica, amici cari e vi protegga sempre! 🙂 🙂 🙂
Alessandro Ginotta
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