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Perché non troviamo nei Vangeli la Presentazione di Maria?

L'infanzia di Maria nei testi apocrifi

Uno, anzi, due testi insoliti, per il mio in(solito) commento di oggi:

Il 21 novembre la Chiesa Cattolica celebra la memoria della Presentazione della Vergine Maria al tempio. E’ una ricorrenza che non ha riscontri nei Vangeli. La tradizione popolare, però, può attingere al patrimonio letterario dei testi apocrifi: decine e decine di papiri, libri e volumi che, pur non avendo il crisma della canonicità, narrano episodi che sono entrati a tutti gli effetti a fare parte della cultura della Chiesa.

Amici cari, vi stupireste se vi dicessi che il bue e l’asinello del Presepe, non li troviamo in nessuno dei quattro Vangeli canonici, ma soltanto nei testi apocrifi? E il velo della Veronica? Anche su questo episodio i Vangeli tacciono. Dobbiamo ricorrere alla letteratura apocrifa per rintracciare un riferimento. E perfino un versetto del Credo, il Simbolo degli Apostoli, che recita: “patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte” ci parla di un episodio che non troviamo nei quattro Vangeli: la discesa agli inferi di Gesù, tanto celebrata nelle chiese orientali. Sono molti gli elementi che ci sono stati trasmessi da questi testi che, pur non potendosi a tutti gli effetti considerare “sacri”, portano con sé un buon profumo di sacralità.

Il nome di San Disma, il buon ladrone, ma perfino quelli di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria, non vengono riportati nei quattro Vangeli canonici, ma li troviamo in molti testi della letteratura apocrifa.

Apocrifo deriva dal greco “nascondere” e può essere tradotto come «ciò che è tenuto nascosto», «ciò che è tenuto lontano (dall’uso)». Mentre, in altri ambiti, questo termine indica un testo certamente falso, perché non attribuibile all’autore od all’epoca indicata, in campo religioso, vige un carattere di maggior prudenza: nello stabilire quali testi dovessero essere inclusi nella Bibbia, in caso anche solo di un piccolo dubbio, si è preferito rischiare di escludere qualche testo ispirato piuttosto che includere testi che si sarebbero potuti rilevare non autentici. Ecco che, un Vangelo apocrifo, non necessariamente contiene informazioni false, ma semplicemente non possiamo avere l’assoluta certezza che sia stato ispirato dalla prima all’ultima parola.

Non dobbiamo dunque demonizzare questi testi, sebbene debbano essere letti con quel distacco con il quale ci accosteremmo ad un romanzo, senza pretendere di avere davanti un testo indiscutibilmente autentico.

Ma torniamo alla festa di oggi. Il Protovangelo di Giacomo, uno degli apocrifi più antichi, che raccoglie informazioni cronologicamente antecedenti il materiale dei quattro Vangeli (da qui il termine proto-), racconta:

Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: «Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro (a cercare i genitori n.d.r.) e il suo cuore non sia attratto fuori dal tempio del Signore» […] il Sacerdote l’accolse e, baciatala, la benedisse dicendo: «Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. Nell’Ultimo Giorno il Signore manifesterà in te, ai figli di Israele, la sua redenzione». La fece poi sedere sul terzo gradino dell’altare e il Signore Iddio la rivestì di grazia […] Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba e riceveva il vitto per mano di un angelo“.

Un altro testo racconta l’evento, si tratta del Vangelo dello pseudo-Matteo, che alcuni attribuiscono proprio a san Matteo apostolo, datandolo al I secolo d.C., in realtà probabilmente è stato composto da un autore ignoto in epoca successiva:

Maria, all’età di tre anni, camminava con un passo così maturo, parlava in modo così perfetto, si applicava alle Lodi di Dio così assiduamente, che tutti ne restavano stupiti […] Il suo volto era così grazioso e splendente, che a stento la si poteva guardare […] Non desisteva dalla preghiera fino a quando non le appariva l’angelo di Dio, dalla cui mano prendeva il cibo […] Nessuno la vide adirata, nè la udì maledire. Ogni suo parlare era così pieno di grazia, che si capiva come sulle sue labbra c’era Dio […] Quotidianamente si nutriva soltanto con il cibo che riceveva dalla mano dell’angelo; il cibo che le davano i pontefici lo distribuiva ai poveri. Frequentemente si vedevano gli angeli di Dio parlare con lei e obbedirle diligentemente. Se qualche malata la toccava, nello stesso istante se ne tornava a casa guarita”.

Allora, senza pretendere di aver letto “Verità”, con la “V” maiuscola, restiamo con questa bella immagine di Maria che dialoga con gli angeli e ci guarisce. Preghiamola di avvicinarsi a noi tanto da lasciarsi toccare, preghiamola di guarire nel profondo la nostra anima, di pulirla dalle incrostazioni di peccato e di dolore per renderla pura e scintillante, simile alla sua. Così che, purificati dentro, potremo vivere meglio il nostro futuro, anche noi pronti a lodare Dio e ringraziarlo, anche noi pronti a distribuire il nostro cibo alle persone meno fortunate, anche noi protesi verso quel Gesù che scelse il suo santo Grembo per incarnarsi e venire in mezzo a noi.

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “L’Immacolata Concezione della Vergine Maria”, di Peter Paul Rubens, 1628, olio su tela, 198×135 cm, Museo del Prado, Madrid

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