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Perché siamo sempre insoddisfatti?

Quel seme di bene che è nascosto in te

Basta guardarsi attorno: sui social, dal barbiere, in panetteria come al bar, sentiamo attorno a noi voci insoddisfatte, lamentele su qualunque cosa, dal meteo, alla politica, allo sport. Siamo scontenti delle nostre vite e non troviamo una luce che le rischiari. Vuoi provare a leggere qui?

Il perché nel mio in(solito) commento a:
Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo (Matteo 11,16-19)

«Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!» (v. 17). Che cosa ci sta dicendo Gesù? Che le ha provate tutte… ma siamo dei testoni!

D’altra parte nella Bibbia è frequente il riferimento ad un popolo caparbio: “Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice»” (Esodo 32,9). Fin dai primissimi atti della Creazione, la creatura si è ribellata al suo Creatore.

Pensiamo al peccato originale: “Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti»” (Genesi 2,16-17). Eravamo in Paradiso. L’Eden, il giardino che ci offriva ogni cosa di cui avessimo bisogno. Bastava allungare una mano per cogliere ogni tipo di frutto. Senza alcuna fatica, senza stanchezza, senza dolore. Ma l’uomo proprio non riesce a mantenere fede alle proprie promesse.

Eppure Dio è stato molto chiaro: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso” (Deuteronomio 30,15-16).

Purtroppo ogni giorno noi facciamo esperienza del male, che si manifesta in molti modi nelle relazioni e negli avvenimenti, ma che ha la sua radice nel cuore dell’uomo, un cuore ferito, malato e incapace di guarirsi da solo. La Sacra Scrittura ci rivela che all’origine di ogni male c’è la disobbedienza alla volontà di Dio e che la morte ha preso dominio perché la libertà umana ha ceduto alla tentazione del Maligno. Abbiamo la disobbedienza nel sangue. E, ad avercela iniettata dentro, è stato proprio il demonio, ispirandoci l’idea di disubbidire a Dio, insinuando che non ci sarebbe accaduto nulla se solo avessimo provato quel frutto succulento: “Suvvia, solo un morso…”. E fu così che il peccato entrò dentro di noi.

In questo brano, San Matteo, ci presenta un Gesù arrabbiato. Ci rimprovera di comportarci come bambini viziati, mai contenti di ciò che ci accade, sempre pronti a lamentarci di tutto e di tutti. Siamo caparbi. Siamo convinti di poterci autodeterminare anche nel rapporto con Dio. Desideriamo la salvezza, ma la vogliamo a modo nostro. Alcuni di noi, spudoratamente, si spingono perfino ad arrogarsi il diritto di correggere Dio, imponendo precetti e comandamenti che nulla hanno a che vedere con quelli divini. Siamo tentati dal correggere le dichiarazioni del Papa, o addirittura di un Concilio. Sì, siamo viziati e abbiamo perso di vista la semplicità e la bellezza della vita vista dai bambini. Abbiamo dimenticato che Gesù ci vuole sorprendere ogni giorno. Non ricordiamo più che Gesù ci apre le porte a quel mistero dell’onnipotenza di Dio, che è la misericordia e il perdono? A quanto pare no. L’uomo vive dentro di sé il dramma di non accettare la salvezza di Dio, perché vorrebbe essere salvato “a modo suo”.

Oh! Se ricordassimo come vivono veramente i bambini! Se ci calassimo di nuovo nella loro innocenza! Se usassimo la loro capacità di accogliere l’abbraccio di Dio e con esso tutto il perdono e tutto l’amore che vi scaturiscono! Dobbiamo farci piccoli per poter accogliere l’amore di Dio, e smettere di essere perennemente insoddisfatti! La vita ci sorriderà, se avremo Gesù nel cuore.

Liberiamoci dal peso del peccato, riconciliamoci con Dio per iniziare una nuova vita. Perché aspettare domani? Iniziamo adesso! ti va? Dio ti benedica. #Santanotte!

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Lasciate che i piccoli vengano a me” di Melchior Paul Von Deschwanden, 1871, olio su tela, 102 x 113 cm, Hargesheimer Kunstauktionen, Germania

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