Dio non se ne sta seduto su una soffice nuvoletta, distante da noi, ma vive in mezzo a noi e, per noi, si spezza come Pane
Il mio in(solito) commento a:
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo (Giovanni 6,41-51)
Ancora una volta Gesù ci stupisce. Dopo aver sfamato le folle moltiplicando i pani ed i pesci, è tornato sull’altra riva del lago di Tiberiade. Lì, nella sua Cafarnao, entra nella sinagoga ed inizia un dialogo con i giudei. Dirà loro: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Giovanni 6,51).
Ecco che la grandezza di Dio si esprime in tutta la sua imprevedibile insondabilità. Gesù è contemporaneamente Pane e Parola. Eucaristia e Verbo. Ma soprattutto è amore. E’ quell’amore disinteressato che non si risparmia, ma dona tutto se stesso: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Giovanni 15,13). Il Dio-con-noi è venuto in questo mondo per dare la sua vita, come nutrimento per quanti credono in Lui.
No amici, il nostro Dio non è distante, non sta seduto su un trono posto su una soffice nuvoletta lontana, ma vive in mezzo a noi. Dio si è fatto carne per camminare con noi, per soffrire come noi, per aiutarci, per guarirci, per nutrirci, per liberarci dal male. Gesù non è la manna che discese dal cielo per accompagnare il popolo di Israele per un breve tratto di storia, ma è il pane di vita eterna: “Io sono il pane vivo” ci dice Gesù. “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (v. 51). Un pane che ci sarà sempre e che ci accompagnerà fino alla fine del mondo. Finché noi non ci riuniremo a Dio.
Nel suo cammino nel mondo, l’uomo non è mai solo. Il cristiano non si sente mai abbandonato, perché Gesù ci assicura di non aspettarci solo al termine del nostro lungo viaggio, ma di accompagnarci in ognuno dei nostri giorni. Sant’Agostino scrive: «il Signore… affermò di essere il pane che discende dal cielo, esortandoci a credere in lui. Mangiare il pane vivo, infatti, significa credere in lui. E chi crede, mangia; in modo invisibile è saziato, come in modo altrettanto invisibile rinasce a una vita più profonda, più vera, rinasce di dentro, nel suo intimo diventa un uomo nuovo».
Guardate, amici cari, in quanti modi Gesù ci nutre: Cristo, Verbo incarnato, si fa Pane spezzandosi per noi. Contemporaneamente Gesù, Pane del cielo, si fa Parola per sfamare il nostro spirito. E, nello stesso tempo, si fa Maestro ed esempio per ciascuno di noi. E questo esempio, di cui ci cibiamo, ci entra dentro e diventa, in qualche modo, parte di noi. Ecco che la nostra vita si trasforma.
Ma noi sappiamo che i doni di Gesù non si possono tesaurizzare e neppure si possono nascondere sotterrandoli (cfr. Matteo 25,14-30), ma si debbono “impiegare”. La vita di Gesù entra, come esempio, nelle nostre vite e le trasforma: le migliora. Allora, anche noi, dobbiamo diventare “esempio” per chi ci sta accanto. Non possiamo limitarci a cibarci di Lui, ma dobbiamo, a poco a poco, diventare simili a Lui. Per questo dobbiamo modificare i nostri comportamenti adottando proprio quegli insegnamenti che Gesù ci ha dato. Sforziamoci di fare diventare la nostra vita un pane spezzato per gli altri.
Dobbiamo diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo, perché Gesù ha bisogno di noi! Ha bisogno di persone sincere che, con la propria vita, diano il buon esempio. Persone assolutamente normali che conducono esistenze normali. Ma che nella loro quotidianità esprimano quei valori, quel modo di agire, quel modo di comportarsi, che Gesù ci ha sempre insegnato. Ecco che proprio uno studente, un operaio, un fornaio, un medico… sì, proprio ciascuno di noi, si può trasformare in una pagina vivente di Vangelo nel momento in cui ne incarna i contenuti.
#Santanotte amici, amati da Dio lasciamoci alle spalle i nostri peccati, i nostri errori, le nostre imperfezioni, e lasciamoci trasformare in uomini e donne nuovi!
Alessandro Ginotta
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