Eccolo il posto di Gesù: l’ultimo. In fondo alla fila. E’ il posto di chi ama di più e lascia lo spazio per gli altri. E’ il punto più vicino alla porta che è uscita… ma è anche ingresso… è più vicino alla strada.
Il mio in(solito) commento a:
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato (Luca 14,1.7-11)
Da laggiù potrà invitare altri ad entrare e sedersi al riparo, perché: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire” (Marco 10,45). A chi si mette in fondo, a chi avrà lasciato la propria seggiola per fare accomodare altri, l’ospite dirà: “Amico, vieni più avanti!” (v. 10). Amico. Fuor di parabola potremmo dire che quest’uomo sarà chiamato “amico” anche da Dio.
In questo mondo dove tutti noi guardiamo più all’apparire che all’essere; in questa società dove non conta vivere, ma solo vincere; dove non importa partecipare, ma solo primeggiare… in questa realtà in cui l’uomo, in preda al più folle delirio narcisistico, vorrebbe sostituire all’immagine di Dio l’idolatria di sé… (solo “io” e niente Dio)… arriva Gesù e ci spiazza completamente: il posto migliore – ci dice – non è quello “d’onore”, ma è l’ultimo, il più distante da tutti riflettori: “Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (v. 11).
Dio è dei piccoli. I piccoli di età, come i bambini innocenti e curiosi, che lo cercano. E i piccoli grandi, cioè di coloro che, essendo semplici ed umili di cuore, superano in levatura morale e spirituale qualunque gigante. Mi viene in mente Santa Teresa di Calcutta, piccola matita di Dio, goccia nel mare della bontà.
Così, il piccolo, è colui che si sa abbassare. Chi sa mettersi in discussione. Chi non si aggrappa a comodi preconcetti, ma è pronto ad ammettere di non avere sempre ragione. Chi sa dire “mi dispiace”. Chi sa “pensare” anche con il cuore e non solo con la mente. Chi si sente sempre bambino agli occhi di Dio e, proprio come un bambino, è capace di affidarsi totalmente a Lui ed alla sua Parola. E se ci rifletteremo bene, amici cari, scopriremo che tutta la vita di Gesù, dalla nascita in una mangiatoia, all’infanzia nella bottega del falegname, alla maturità tra il mare della Galilea ed il deserto, a piedi, “senza neppure un luogo dove appoggiare il capo” (cfr. Luca 9, 51-62), fino alla flagellazione, alla corona di spine, alla morte in Croce, è una vita vissuta all’insegna dell’inattesa umiltà, della pacatezza sorprendente, della piccolezza disarmante.
E non dimenticare: Gesù è tra gli ultimi, con gli ultimi, per gli ultimi! Se la prossima volta a cena inviterai un povero… allora anche Gesù potrebbe venire a casa tua, perché: “quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” (v. 14).
Accusato, torturato, vilipeso, crocifisso, Gesù ha accettato con umiltà la condanna più atroce. Con un estremo atto d’amore Cristo ha donato la propria vita per noi. L’ “ultimo posto” di Gesù ci ha spalancato le porte della Vita Eterna. O Gesù, rendici umili! Rendici capaci di riconoscere, ammettere e confessare i nostri peccati, purifica i nostri cuori dall’orgoglio, dalla superbia, dalla vanagloria… fai spazio per Te, per la Tua Parola, per l’amore!
Sant’Agostino scrisse: “Ogni fortezza trovasi nell’umiltà, mentre ogni superbia è fragile“. Sì, è fragile la superbia, ce lo ricorda anche San Paolo: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Filistei 2,3). Termino proprio con questi versi dell’Apostolo delle genti:
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini” (Filistei 2, 5-7).
#Santanotte amici cari, Dio metta nel vostro cuore la capacità di farvi piccoli. Piccoli dentro, ma pieni di un grande amore. Dio vi e ci benedica tutti!
Alessandro Ginotta
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