Gesù non ha scelto un supereroe come primo tra gli apostoli. No, ha scelto un tipo irruento e un po’ “pasticcione” per farcelo sentire più vicino. Più umano. Fallibile, ma fondamentalmente buono. Proprio come noi: pieni di difetti, ma anche capaci di incredibili slanci di generosità. Dio non ci vuole perfetti, ci accetta così come siamo, ci accoglie, ci perdona, ci ama e ci protegge. Oggi e sempre, perché le potenze degli inferi non prevarranno!
Il mio in(solito) commento a:
Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli (Mt 16,13-19)
Qualche anno fa scrissi un pezzo intitolato “Perché San Pietro ha cambiato nome?” dove parlavo di Simone, figlio di Giona, trasformato da Gesù da semplice seguace irruento a Pietro, il custode delle chiavi del Regno dei Cieli. Questo passo del Vangelo racconta il primo conclave della storia, dove è Gesù stesso a scegliere il capo della Chiesa: «E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,18-19). Ancora oggi, le chiavi incrociate, una d’oro e una d’argento, simbolizzano il potere di sciogliere e legare nello stemma della Santa Sede.
Gesù aveva scelto questo “pasticcione” di apostolo molto prima di chiamarlo. Lo incontrò un sabato, dopo la sinagoga, quando guarì la suocera di Simone a casa sua. Questo ci dice che Simone era sposato e possedeva una barca, che poi prestò a Gesù per parlare alla folla. Simone si fidò subito di Gesù: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti» (Luca 5,5). Dopo la pesca miracolosa, esclamò: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore» (Luca 5,9). E fu a Simone che Gesù disse: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Luca 5,11). Nei Vangeli, Simone è sempre al centro: testimone della risurrezione della figlia di Giairo, della trasfigurazione di Gesù, e presente nell’agonia nel Getsemani. È spesso lui a parlare a nome degli apostoli, a volte dicendo a Gesù stesso cosa fare. Così, passa dal più grande elogio al rimprovero di “satana” in pochi versetti, perché cercò di distogliere Gesù dal suo destino di croce. Parlando con Gesù, Pietro spesso cambia idea, si lamenta, si ricrede. Questo lo rende incredibilmente umano. È zelante al punto da sguainare una spada per difendere Gesù (Giovanni 18,10-11), ma poi rinnegherà il Maestro al canto del gallo (Luca 22,54-62).
Gesù ha scelto un uomo così: irruento e fragile, come primo tra gli apostoli, per farcelo sentire più vicino. Più umano. Fallibile, ma fondamentalmente buono. Proprio come noi: pieni di difetti, ma anche capaci di incredibili slanci di generosità. Dio non ci vuole perfetti, ci accetta così come siamo, ci accoglie, ci perdona, ci ama e ci protegge. Perfino quando sbagliamo, anzi ancor più ci ama quando sbagliamo. Perché l’amore aggiusta tutto, anche il cuore rotto. L’amore ripara l’anima e la libera dal peccato. L’amore libera la generosità e la trasforma in altruismo, attenzione verso il prossimo, disponibilità al perdono. L’amore infinito e gratuito con cui Dio ci ama ci salva dal male e dalla solitudine dell’inferno. Perché le potenze degli inferi non prevarranno! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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