Siamo portati a pensare che l’unica strada per avere un qualche sollievo al nostro dolore sia quella di ricambiare il male ricevuto.
Il mio (in)solito commento su:
Io vi dico di non opporvi al malvagio (Matteo 5,38-42)
Eppure Gesù ci invita a non opporci al malvagio: ecco una pagina di Vangelo davvero difficile da applicare nella vita di ogni giorno! Forse qualcuno di noi potrà riuscire ad immaginare di porgere l’altra guancia dopo aver ricevuto uno schiaffo… ma come pensare di offrire anche “il mantello” a chi ci trascina in tribunale per toglierci “la tunica”?
Sono decisioni difficili e sofferte, che si scontrano con i nostri impulsi ed i nostri istinti. La parte animale che c’è in noi, in presenza di un pericolo, vorrebbe reagire, difendersi, attaccare, o almeno fuggire. Gesù ci chiede invece, non solo di non rispondere al male con altro male, ma addirittura, di abbondare in generosità offrendo, perfino a chi ci sottrae qualcosa, qualcos’altro in dono. Sembrerebbe davvero troppo, vero?
Eppure: “Allora il Signore plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7). Lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio Creatore, l’amore di Dio che ci rende più simili a Lui che agli altri animali, ci aiuta a provare, o quanto meno a comprendere, quei sentimenti di bontà e di amore estremo, che hanno caratterizzato la vita terrena del Figlio di Dio fattosi Uomo: Gesù.
È attraverso lo Spirito Santo che riceviamo la capacità di smettere di odiare, per rispondere al male ricevuto con il bene. E’ difficilissimo, lo so, ma è sempre attraverso l’amore che Dio supera se stesso: Egli infatti è pronto a “mettere di tasca sua” quello che a noi mancherà quando ci presenteremo davanti a Lui in giudizio. E così, anche chi non avrà saputo manifestare pienamente il proprio amore perdonando ed assecondando il prossimo, avrà la speranza di poter accedere al Paradiso. Certo dovremo meritarcelo. Dovremo dimostrare di esserci impegnati e di avere fatto tutto il possibile per superare i nostri limiti, ma… anche se saremo caduti qualche volta, Dio ci aiuterà sempre a rialzarci.
Perché l’amore di Dio trabocca: è qualcosa di incontenibile che sovrabbonda, ed è capace di colmare anche le nostre lacune, purché il germe d’amore che proprio Dio ha depositato nella nostra anima, abbia prodotto almeno qualche frutto buono. Perché è così che accade: nella nostra anima c’è sempre una scintilla di Dio, una scintilla che arriva da quel soffio d’amore citato all’inizio della Genesi, una fiamma che è stato ravvivata da Gesù: “Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»” (Giovanni 20,22-23). Un fuoco che divampa con il nostro Battesimo. La candela accesa al cero pasquale durante la cerimonia del Battesimo raffigura proprio la presenza viva di Cristo, da custodire, difendere e dilatare in noi, è lampada che rischiara i nostri passi, luce che orienta le nostre scelte, fiamma che riscalda i cuori nell’andare incontro al Signore, rendendoci capaci di aiutare chi fa la strada con noi, fino alla comunione inseparabile con Lui.
Un fuoco che viene ancora rinnovato e rinvigorito con il Sacramento della Confermazione e perfino ogni volta che ci riavviciniamo a Dio tramite il Sacramento della Riconciliazione.
Vedete, amici cari, quante volte Dio si avvicina a noi e ci aiuta a tenere acceso questo fuoco? Vedete quante occasioni ci dà per essere uomini e donne migliori? E allora noi dobbiamo sforzarci, a nostra volta, non solo di proteggere questa fiamma dalle tentazioni di questo mondo, ma anche di tentare di alimentarla con il nostro desiderio di infinito: con il nostro desiderio di cercare Dio, anche nelle piccole e grandi cose di ogni giorno #Santanotte
Alessandro Ginotta
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