Ma che cos’è l’oscurità? E’ assenza di luce. E’ il vuoto che il nostro istinto riempie di paura. Manca qualcosa nel buio…
Il mio in(solito) commento a:
Luce per rivelarti alle genti (Luca 2,22-35)
Chi di noi non ha paura del buio? L’abbiamo provata tutti, da bambini. E, qualche volta, ancora oggi, camminare in una strada poco illuminata, da soli, ci fa tornare quella sensazione di brivido dietro la schiena, quel senso di disagio, misto a preoccupazione, che ci spinge a voltarci ad ogni rumore ed affrettare il passo. La stessa paura che spinge i bambini a controllare più volte sotto il letto, o dentro l’armadio, per accertarsi che non ci siano mostri. Che tutto sia tranquillo. Nella notte si è più fragili e vulnerabili. Lo sapevano bene i nostri antenati che si rifugiavano nelle caverne per sfuggire a nemici e predatori.
Ma che cos’è l’oscurità? E’ assenza di luce. E’ il vuoto che il nostro istinto riempie di paura. Manca qualcosa nel buio: la luce, la sicurezza, la visibilità, la possibilità di apprezzare le forme ed i colori. Nel buio non possiamo vedere, ogni passo diventa più rischioso, perché potremmo inciampare, magari scivolare in un dirupo, o forse finire tra le braccia di qualche malintenzionato che approfitta del favore delle tenebre per compiere i suoi piani criminosi. E così, scopriamo che dove non c’è luce, si nasconde il pericolo.
E se il buio è mancanza di luce, il male è vuoto di bene. E’ il male che deriva dalla mancanza di Dio. «Dio disse: “Sia la luce!” e la luce fu!» (Genesi 1,3). Tutto il libro della Bibbia, dalla prima all’ultima pagina, è pervaso da questa battaglia tra luce e tenebre, tra male e bene. “Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre” (Genesi 1,3-4). Cinque secoli prima di Cristo, l’autore del libro di Isaia scrisse: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Isaia 9,1). E con lo stesso inchiostro di luce, con cui san Giovanni tratteggia il Volto di Gesù: “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Giovanni 1,9), si chiude l’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse: “Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli” (Apocalisse 22,5).
Dio è luce. Ma non tutta la luce è Dio. C’è anche la luce di Dio che si riflette in noi, che siamo “la luce del mondo” (Matteo 5,14). Ma una scintilla differisce dal fuoco dell’amore di Dio che arde per l’eternità. E così, amici cari, come una scintilla esce dal fuoco scoppiettante, nasce e poi muore, anche noi abbiamo un inizio ed una fine. Abbiamo bisogno di Dio per splendere. Perché il nostro cuore si apre quando vediamo la sua luce. Ed allora, come fecero i Re Magi, dobbiamo seguire la luce: “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima” (Matteo 2,10). Chi cerca la luce, infatti, esce da sé e cerca: non rimane fermo a guardare cosa succede attorno a sé, ma si mette continuamente in gioco.
Sta a noi riempire tutto il vuoto di questo mondo con la luce di Dio, prima che dalle tenebre esca qualche mostro e lo riempia di male: “Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare” (Giovanni 9,4). Sta a noi agire. Sta a noi fare il bene. Sta a noi testimoniare la luce di Dio. Sta a noi diventare lampada da mettere sul moggio.
Alessandro Ginotta
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