Una pecora, una moneta, un figlio. Le tre parabole dei perduti ritrovati ci interrogano nel profondo e ci insegnano che…
Il mio in(solito) commento a:
Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte (Luca 15,1-32)
Smarriti e ritrovati. Una sola pecora ritrovata scatena in cielo una gioia incontenibile. La stessa che devono aver provato, in cuor loro, il padre del “figliol prodigo” ed il suo figlio fuggitivo, quando si sono ritrovati in un abbraccio, con i cuori che palpitavano all’unisono.
Chissà quante volte, nella vita, ci sarà capitato di perdere qualcosa a cui teniamo molto. Non è forse vero che in quel momento non pensiamo ad altro se non a cercare l’oggetto scomparso? Mettiamo sotto sopra tutta la casa, spostiamo divani e poltrone, esploriamo cassetti e ripostigli… e quale gioia quando lo recuperiamo!
Ecco, anche per Dio è così: oh, Lui non “perde” nulla, certo che no… ma qualche volta a “perderci” siamo noi, perchè ci allontaniamo troppo dalla sua Parola, perchè non la mettiamo in pratica, o perchè, come fece il “figliol prodigo” (cfr. Lc 15,11-32), decidiamo di “prenderci una vacanza” dal Vangelo e… magari vivere un po’ la nostra vita materiale, finchè essa non divora tutte le nostre sostanze e si mostra quale essa davvero è quando viene vissuta “senza Dio”: gretta, vuota, priva di significato, arida ed ingrata.
Ma Dio, proprio come il padre buono della parabola, scruta l’orizzonte ed appena ci vede imboccare il suo sentiero esce di casa e ci corre incontro, allarga le braccia e ci stringe forte forte: “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15,20). Noi iniziamo a chiedergli perdono e Lui… non ci lascia neppure finire di parlare, ci riaccoglie, ci riveste, ci mette l’anello al dito, i calzari ai piedi scalzi, e prepara un gran banchetto: “Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,23-24).
E, se questa parabola non bastasse, nella piccolezza del nostro animo, forse potremo comprendere meglio la parabola della moneta perduta (la dramma): quanto fatica la donna, per trovare una sola monetina smarrita: la storia ha del paradossale e indica il mistero di Dio che si interessa anche di uno solo perduto, insignificante, privo di valore, da cui non c’è niente di buono da ricavare. L’uomo.
#Santanotte amici. Riflettiamo sul valore della nostra vita: ciascuno di noi, anche il più piccolo, è un tesoro immenso per Dio. E dovrebbe esserlo anche per noi: ogni uomo, donna, bambino in ogni fase e condizione della propria vita ha una sua dignità assoluta! Benediciamo il Signore per il dono della vita!
Alessandro Ginotta
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