Potrei dirti qualcosa di ovvio, come il classico invito a costruirsi un tesoro in cielo piuttosto che sulla terra… Ma sai bene che non amo le banalità.
Quindi ecco il mio (in)solito commento su:
“Quello che hai preparato, di chi sarà?” (Luca 12,13-21)
Stavolta voglio andare oltre. Il brano che ci propone Luca non è altro che una scena quotidiana: un uomo che chiede a Gesù di convincere suo fratello a dividere l’eredità. Immagina come questa richiesta possa aver fatto alzare le sopracciglia a Gesù. Così, per tutta risposta, racconta una parabola: “Un uomo ricco aveva ottenuto un raccolto abbondante. E rifletteva tra sé: ‘Che farò? Non ho abbastanza spazio per i miei raccolti. Farò così: demolirò i magazzini e ne costruirò di più grandi, e lì metterò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Hai accumulato abbastanza per anni! Ora riposati, mangia, bevi e goditela!’. Ma Dio gli disse: ‘Stolto, questa notte stessa la tua vita ti sarà richiesta. E quello che hai preparato, di chi sarà?’” (vv. 16-20).
Che lezione ci porta questa storia? Certo, il primo insegnamento è di non attaccarci troppo ai beni terreni, perché non sono eterni: «Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine distruggono e dove i ladri rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove niente si corrompe e nessuno ruba. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore» (Matteo 6,19-21).
San Paolo ce lo ripete: “Aspirate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Colossesi 3,2). E Sant’Agostino ci regala una prospettiva ancora più affascinante: “Con i tuoi occhi possiedi il cielo, guardi il sole, misuri le stelle; per mezzo dei tuoi occhi possiedi il mondo intero” (Discorso 265/C).
Hai mai davvero alzato gli occhi al cielo stellato? Non quello smorzato dalle luci della città, ma quel cielo limpido e infinito che si può ammirare in montagna. Ti fa sentire piccolo, vero? Eppure, anche quel cielo immenso non è che un frammento dell’universo creato da Dio.
Ora chiediti: può davvero importare a Dio delle nostre piccole dispute sulle eredità? Lui, che ogni giorno si occupa di chi non ha cibo, di chi sta perdendo la salute o la sua anima… pensi che possa essere distratto dalle nostre beghe terrene? Pensi davvero che una stella brillerà di più se un fratello riceve una quota maggiore?
Non disturbiamo Dio con i nostri piccoli drammi quotidiani. Lui ci ha dato la libertà perché potessimo usarla saggiamente, per far fiorire i talenti che abbiamo ricevuto. Come scriveva Papa Leone XIII: “L’uomo è libero, perché dotato di ragione, e come tale è padrone delle proprie azioni”. Sì, siamo liberi, e possiamo scegliere la vita o la morte, il cielo o la terra.
A Dio non interessa quanto abbiamo accumulato, né quanto siano grandi i nostri “magazzini”. Ciò che conta per Lui è quanto amore abbiamo nel cuore. Il Suo desiderio è che la nostra anima sia leggera, che il nostro sguardo sia rivolto a quell’infinito, a quelle stelle, a quel cielo che simboleggia i veri tesori: la carità, la misericordia, la compassione, il perdono, la capacità di donarci agli altri.
Diamo a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. E a noi stessi, diamo l’occasione di vivere per ciò che davvero conta #Santanotte
Alessandro Ginotta
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