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Quel suono è la firma di Dio!

Quel suono è la firma di Dio!

L’ho fatto davvero, sul palco! Li avrò sorpresi? Non ne sono certo, ma a giudicare da quante persone mi hanno fermato dopo l’incontro, direi proprio di sì. Ho proiettato un video catturato dal telescopio orbitale Chandra della NASA, un gioiello della tecnologia che sfreccia nello spazio a 138.000 chilometri dalla Terra. Le immagini? Spettacolari. Mostravano zone remote dell’Universo, lontane anni luce, con una nitidezza che toglie il fiato. Ma il vero colpo di scena non era solo visivo: in quelle immagini c’era un mistero ancora più grande. Qualcosa che, forse, ci parla di Dio. No, non abbiamo visto Dio tra le stelle, né angeli danzanti tra le nuvole. Ma qualcosa di straordinario è emerso grazie a una tecnica chiamata sonificazione. Di cosa si tratta? Immagina: prendi una stella e le assegni una nota musicale, basata sulla sua distanza, dimensione e colore. Fai lo stesso per ogni corpo celeste presente in quella porzione di spazio. Poi, ascolta. Ti aspetti dissonanze, caos? Dopotutto, l’Universo è nato dal caos… O forse no? Ascolta attentamente: ciò che sentirai è una melodia. Una sinfonia che sembra uscita dalla penna di un grande compositore classico, una progressione armonica che ti accarezza l’anima. Ma cosa suona davvero? Stelle, nubi di polvere, resti di supernovae, nebulose in formazione… Ognuno di questi elementi contribuisce a creare un brano unico, incredibilmente piacevole. E no, non è stato l’uomo a orchestrare tutto questo. Quella che senti è la musica della Creazione, la sinfonia di Dio. Le note provengono direttamente dall’ordine e dalla disposizione dei corpi celesti: uno spartito cosmico, scritto nelle profondità dell’Universo. E c’è di più: ogni regione dell’Universo ha la sua musica, con ritmi e accordi diversi, come se Dio avesse voluto firmare ogni parte del suo capolavoro, l’Universo. Già nel 1619, Keplero intuì qualcosa di simile e scoprì che la massima velocità angolare e la minima velocità angolare della Terra misurate dal Sole variano di un semitono (cioè sono in rapporto 16:15); come fra le note mi e fa. Nel suo Harmonices Mundi scriveva: “Che possa assaggiare la soddisfazione del Dio Creatore per la sua opera, in questo soavissimo senso di piacere suscitato da questa imitatrice di Dio, la musica”. Prima di lui Pitagora, che già nel VI secolo avanti Cristo applicò le sue leggi sugli intervalli armonici a tutti i fenomeni naturali, per dimostrare la relazione armonica insita in essi e, in particolare, in pianeti e costellazioni, introducendo il concetto di “musica delle sfere”. La musica dell’Universo è sempre esistita. Dovevamo solo imparare ad ascoltarla.

Alessandro Ginotta

L’articolo è stato pubblicato nella rubrica “Sorprendersi con Dio” su Il Corriere della Valle, settimanale della Diocesi di Aosta

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