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Quella sete che ci spinge a cercare Dio

Quella sete che ci spinge a cercare Dio

La sete di Dio vi spinga sempre ad avvicinarvi a Lui, leggendo, ascoltando, pregando, desiderando di poterlo vedere, di potergli stare accanto. E così, all’improvviso, vi accorgerete che Lui ha sempre abitato lì: nel vostro cuore!

Un altro in(solito) commento a:
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme (Lc 9,51-56)

Certo che l’uomo è strano! Chi di noi non darebbe qualsiasi cosa pur di parlare con Dio. Vedere Dio. Restare insieme a Lui. Eppure leggiamo, in questo brano di Vangelo, che Gesù, in viaggio verso Gerusalemme, mandò dei messaggeri davanti a sé “questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo” (cfr. vv. 52,53). Sembra assurdo, vero?

È innata, dentro di noi, la sete d’infinito. Come spiegare quella tensione ad esplorare quello che va oltre la nostra vista, il nostro udito, ciascuno dei nostri sensi? La storia è ricca di navigatori, esploratori, perfino condottieri, filosofi, scienziati: persone che hanno sentito il fascino di ciò che è lontano, oserei dire “alieno”, nell’accezione latina del termine, ed hanno deciso di investire la propria vita nella ricerca di questo “quid”, di questo qualcosa di diverso; e si sono tuffati in mille avventure, tra le pagine dei libri o viaggiando verso terre inesplorate.

Chi di noi non si è mai trovato sotto un cielo stellato – non quello lattiginoso delle città, ma quello terso e profondo che possiamo trovare in campagna, o in montagna – e non si è posto almeno qualche domanda?

La sete di infinito è qualcosa che abbiamo dentro. Una tensione incancellabile che abita nel cuore di ogni uomo, anche in chi rifiuta o nega Dio. Ma l’uomo che prova questa sete e non sa dove cercare, inizia un percorso affannoso e sterile che lo porta spesso ad inciampare in “falsi infiniti” che solo per un momento lo distraggono da quel sentimento puro ed autentico che, a ben guardare, altro non è che la sete di Dio.

Sete che altro non è che la voce della nostra anima. Una voce, soffocata dai mille affanni e dalle frustrazioni che il mondo moderno ci propone, che però non ha mai smesso di parlare, proprio dentro di noi. Sì, perché la nostra anima è quel “soffio di Dio” che fa la differenza tra un mucchio di polvere… e un essere umano.

I più curiosi fra noi che avranno provato a cercare tra le pagine della Bibbia quel qualcosa che attenui la loro sete, avranno scoperto fin dal primissimo capitolo che: “La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Genesi 1, 2). Dopo aver plasmato l’uomo, con polvere del suolo, il Signore Dio “soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2, 7). Eccola la nostra anima. Quel soffio di Dio. Quel respiro di Dio stesso che respira dentro di noi. E ci rende diversi da semplici agglomerati di atomi.

Ed ecco che Dio ha fatto un capolavoro. Ha trasformato la materia inanimata in materia vivente soffiandoci sopra quel soffio vitale che fa la differenza. Sì. Perché noi siamo, a ben vedere, fatti di pulviscolo inanimato: acqua e composti di carbonio, con qualche altro minerale. Polvere. Eppure viviamo. Pensiamo. Amiamo. Esploriamo. Abbiamo sete.

E’ un legame forte che portiamo dentro di noi: la differenza tra la vita e la morte. L’anima. Il soffio di Dio. Quel qualcosa che non capiamo, ma che ci riverbera dentro e ci spinge a cercare risposte.

Così nasce la sete di Dio. La stessa che spinse Zaccheo a salire sul sicomoro a Gerico. La stessa che portò le folle a seguirlo sul monte. La stessa che spinge te, cara amica, caro amico, a leggere queste righe. Ma accanto a noi, che cerchiamo Dio, c’è chi questa sete si sforza di non sentirla. La rifiuta. La soffoca in mille distrazioni una più malsana dell’altra, pur di provare a metterla a tacere. Ecco che, queste persone, anche oggi, si comportano proprio come quei samaritani che rifiutavano di accogliere Gesù e respingevano i suoi messaggeri.

#Santanotte amici. La sete di Dio vi spinga sempre ad avvicinarvi a Lui, leggendo, ascoltando, pregando, desiderando di poterlo vedere, di potergli stare accanto. E così, all’improvviso, vi accorgerete che Lui ha sempre abitato lì: nel vostro cuore! Dio vi benedica amici cari! 🙂 🙂 🙂

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Salvador Eucarístico” di Juan de Juanes, 16° secolo, olio su pannello, 33×23 cm, Museu de Belles Arts de València, Spagna

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