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Rapporto uomo/ambiente: la storia insegna

Rapporto uomo/ambiente: la storia insegna

All’Università Europea di Roma si è tenuta la tavola rotonda “Sviluppo sostenibile e dignità della persona”, iniziativa scientifica compresa nella Settimana Culturale della Storia organizzata dall’Ufficio della Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma.

Come molti sanno il paradigma della sostenibilità è, per definizione, volto a verificare lo sviluppo durevole di un territorio nei suoi aspetti sociali, economici, ambientali e culturali.

A questo fine è importante studiare l’equilibrio uomo/ambiente al fine di verificare l’esperienza passata, comprendendo la persistenza del problema nelle età precedenti, e individuando gli elementi che hanno condotto alla rottura di tale equilibrio.

Prendendo le mosse da un recente assunto formulato da due studiosi statunitensi secondo cui «Se vogliamo veramente comprendere il problema della sostenibilità a lungo termine dobbiamo guardare al passato» [D. Armitage – J. Guldi, Manifesto per la storia. Il ruolo del passato nel mondo d’oggi, trad. italiana, Roma 2016, p. 61], l’intervento del Prof. Luigi Russo, docente di Storia Medievale all’Università Europea di Roma, ha inteso mostrare alcuni esempi del rapporto uomo/ambiente in epoca medievale, mettendo in evidenza le differenze rispetto alla situazione odierna e ciò che è possibile imparare dal nostro passato.

Il Prof. Russo ha dichiarato: “A lungo nel corso dei primi secoli dell’età altomedievale il paesaggio è stato dominato da boschi e terre incolte. Tuttavia a partire dall’XI secolo si è affermato da parte degli uomini la volontà di sfruttare la terra sottoponendola a coltura e limitando gli spazi incolti, meno redditizi per i padroni delle proprietà fondiarie.

Nacque così un nuovo approccio mentale alla realtà del campo, del prato, del bosco: ciò che contava era la dimensione precisa. C’era un approccio maggiormente attento alla resa, al valore economico, al guadagno.

In precedenza i campi erano misurati secondo la quantità di cereali che vi si potevano seminare; le vigne secondo la quantità di vino che potevano fornire; i boschi in base al numero di maiali che potevano ingrassare. Nei secoli centrali dell’età medievale mutò radicalmente l’approccio dell’uomo sull’ambiente, un problema oggi molto sentito e che deve indurci a riflettere sui mezzi di sfruttamento attualmente in voga e sulla necessità di porre un freno allo sfruttamento di risorse che non sono illimitate”.

Alcuni problemi di oggi sono antichi ed esistevano anche nel passato. Il Prof. Russo ha ricordato, ad esempio, questo caso: “Verso la fine del Duecento, Londra si era già conquistata la fama di ‘città dello smog’: già negli anni 1285 e 1288 sono infatti attestate lamentele contro i forni da calce che infettavano e corrompevano l’atmosfera.

La prima legge anti-inquinamento risale al 1388, e fu votata dal parlamento inglese riunito a Cambridge. In essa era fatto divieto di gettare qualsiasi rifiuto nei fiumi o di trascinarlo lungo le strade. Tutte le immondizie dovevano essere rimosse e trasportate lontano dai centri urbani, «that the air there (cioè: in molte città) is greatly corrupt and infect, and many maladies and other intolerable diseases do daily happen» (statuto VIII)”.

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