+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Parola del Signore
Quando amiamo qualcuno, ma lo amiamo davvero, noi continueremo a volergli bene qualsiasi cosa accada. Vorremo sempre bene ai nostri figli, o agli amici più sinceri. Magari soffriremo un po’ quando li vedremo commettere un grave errore, ma… non per questo smetteremo di voler loro bene.
Così è Dio. Lui ci ama immensamente. Il suo amore per noi è talmente grande che non c’è nulla che noi possiamo fare per mutare i suoi sentimenti nei nostri confronti. Anche quando commettiamo un peccato, per quanto grave possa sembrare ai nostri occhi, Lui è qui, accanto a noi, pronto a perdonarci e a riabbracciarci.
“Rimanete nel mio amore” (v. 9). Ma cosa vuol dire? Cosa dobbiamo fare per rimanere in Lui? A volte facciamo proprio le cose più complicate di quello che sono… Dobbiamo amare ed essere amati. Lo abbiamo visto ieri: “Rimanete in me e io in voi” (Gv. 15,4). L’amore è il sentimento più semplice, più spontaneo, più puro che ci sia. Non serve una laurea per amare, e neanche un diploma… Qualche volta non c’è neppure bisogno di parlare. Non serve neppure pensare.
Ricordate San Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars? Il curato amava raccontare la storia di un buon contadino che faceva parte dell’antica Compagnia del Santissimo Sacramento ad Ars. Il suo nome era Louis Chaffangeon. Un giorno lasciò la sua zappa fuori dalla porta, entrò in chiesa e si perse totalmente davanti a Dio. Un vicino che lavorava non lontano da lui, e lo vedeva solitamente nei campi, si meravigliò della sua assenza. Sulla strada per tornare a casa, guardò in chiesa, pensando che l’uomo potesse essere lì. Infatti lo trovò: “Ma che fai tutto il tempo qui?” chiese l’uomo. E l’altro gli rispose: “Guardo il buon Dio, e lui guarda me”¹.
Io guardo Lui e Lui guarda me. Una storia di sguardi. Una storia d’amore. Senza parole. Entrando in chiesa il contadino scorse una piccola fiammella rossa davanti al Tabernacolo. Si rese conto della Realtà divina davanti a lui. Attraverso l’esempio del curato e i suoi insegnamenti, capì che il suo mondo non era limitato al lavoro nei campi e che il Tabernacolo ne faceva parte².
La “ricetta” che ci offre Gesù per raggiungere la “gioia piena” (cfr. v. 11) è semplice: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (v. 10).
A questo punto come non ricordare il comandamento nuovo che ci ha affidato Gesù: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv. 13,34). Ma attenzione: l’amore di Gesù non è solo “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te“, ma è un amore completo, totale, smisurato e inimmaginabile.
La dedizione completa all’altro. Gesù è arrivato a dare la vita per noi, tanto ci amava: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv 15,13). E’ un amore enorme, per noi inconcepibile. Un amore che si traduce in dono. Il dono della vita di Gesù in cambio della nostra salvezza.
E allora, di fronte alla vastità di questo amore non ci resta che fissare anche noi lo sguardo su Gesù e dire, come il buon contadino del Santo curato d’Ars: “Io Ti guardo, o Signore, come Tu guardi me”, “io Ti amo, o Signore, e perdonami se non sono capace di amarTi così tanto, come Tu ami me!”.
Questa notte affido tutti i miei amici e le persone che conosco all’infinito amore di Gesù!
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂
Il dipinto di oggi è “Il Cristo Consolatore” del pittore olandese Ary Scheffer, 1837, olio su tela 87×65 cm, Amsterdam Museum
¹,² : tratto da “Inquietudini e fughe del curato d’Ars” di S.E. il Card. James Francis Stafford.
Alessandro Ginotta
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