Che cosa pensa Gesù? Sai immedesimarti in Lui? In questo commento tenteremo un esperimento coraggioso: saliremo sulla croce al posto suo per vedere, da lassù, quanto è incontenibile l’amore di Dio!
Il mio in(solito) commento a:
Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,45-56)
Irriverenti e gonfi di arrogante disprezzo, farisei e capi dei sacerdoti, pensavano di potersi liberare di Gesù inchiodandolo ad una Croce: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione» (vv. 47-48). Fu così che decretarono di farlo morire. Terribile, non è vero?
Eppure, la tentazione di togliere di mezzo chi è migliore, colui che da fastidio per le sue doti, per le sue capacità eccellenti, ahimè non appartiene soltanto ai tempi di Gesù. Anche oggi, nelle nostre vite, questo sentimento si fa strada e contamina il nostro modo di essere. Così, riviviamo, nel nostro piccolo, l’episodio più oscuro mai accaduto nella storia dell’uomo: l’assassinio del Figlio di Dio.
Ogni volta che commettiamo un peccato, ogni volta che ci sottraiamo dal compiere il bene, ogni volta che odiamo e perfino quando non siamo capaci di amare, lì, nel nostro piccolo, assassiniamo Gesù. Lo inchiodiamo anche noi a quella Croce perché speriamo che, insieme a Lui, muoia anche la voce della nostra coscienza; quella che ci rimorde dentro, quella che ci fa capire che abbiamo sbagliato anche quando ci proclamiamo convinti di trovarci nel giusto.
Spesso sbagliamo perché cadiamo preda dei demoni dell’orgoglio, dell’invidia, dell’odio. O semplicemente perché non siamo in grado di valutare con precisione le conseguenze delle nostre azioni. Siamo esseri imperfetti. E per questo fallibili. Ecco perché Dio ci offre sempre il suo perdono.
Ed è da lassù, dalla Croce sulla quale lo avevamo inchiodato con le nostre stesse mani, dalla Croce sulla quale finì perché tradito da quella creatura che Lui aveva tanto amato, che arriverà l’estremo perdono di Cristo: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
Il Dio onnipotente che ci ha creati, il Dio onnipresente che sta sempre accanto a noi, il Dio onnisciente che conosce ogni nostro pensiero, prima ancora che questo si formuli nella nostra testa, non interviene mai per condannarci, ma sempre per perdonarci. Non condannò neppure Giuda, il suo traditore, che pure mangiò nello stesso piatto. Non condannò Pietro, che gli promise eterna fedeltà per poi rinnegarlo prima ancora che il gallo cantasse. Non condannò Caino, che assassinò suo fratello, ma “mise un segno su Caino in modo che nessuno lo trovasse lo avrebbe ucciso” (Genesi 4,15).
Allora proviamo a salire anche noi su quella Croce, accanto a Gesù. Vediamo le cose da un’altra prospettiva.
Dall’alto scorgiamo il male compiuto dall’uomo, rendiamoci conto del dolore che provochiamo con il nostro male agire, od anche solo con il non agire. E invochiamo anche noi il perdono come fece san Disma, il buon ladrone: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). E ci sentiremo pervasi di tutto l’amore di Gesù che ci risponderà: “Oggi sarai con me in Paradiso” (cfr. Lc 23,43).
Se proveremo a guardare le cose dall’alto della Croce, scopriremo che ciascuno di noi è davvero amato personalmente e fino alla fine. Rispondiamo all’amore con amore: amiamo anche noi Dio, non soffochiamolo nel nostro cuore!
Credono (crediamo) di averlo inchiodato alla Croce. Tutto è finito. Si chiude il sipario. Si spengono le luci. il pubblico in sala esce: “Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio”. (Marco 15, 33). Ma quando tutto sembra finito, è lì che inizia: laddove il buio aveva oscurato il sole apparirà una luce sfolgorante: quella della Risurrezione. Gesù, Dio-con-noi, continua a camminare insieme a noi.
Continua a camminare insieme a noi, anche oggi, anche ora. Lui è qui, nascosto in queste lettere che si spezzano come Pane. E’ qui, che entra nel nostro cuore mentre leggiamo e ci nutre. È qui e ci dice: non ti preoccupare, lo so che è difficile affrontare la vita, il lavoro, i problemi di salute… ma io sono qui. Con te. Dobbiamo solo rendercene conto per essere felici. #Santanotte!
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!