L’amore di Dio è così grande che ci offre innumerevoli possibilità di convertirci. Innumerevoli vuol dire così tante da non potersi quasi contare, ma non infinite! Prima o poi arriverà il momento in cui dovremo rendere conto delle nostre azioni. Il Vangelo di oggi ci spinge a fare il bene in fretta. A riconciliarci con Dio prima che si esaurisca l’olio della nostra lampada e scendano le tenebre attorno a noi.
Il mio in(solito) commento a:
Ecco lo sposo! Andategli incontro! (Matteo 25,1-13)
Nel cuore di ciascuno di noi brilla una fiammella che vi è stata posta direttamente da Dio: la luce della nostra anima. In alcuni questa luce è più luminosa: santi, beati, donne e uomini comuni la cui fede è una forte lampada che rischiara non soltanto il loro cammino, ma anche quello di chi gli sta accanto. In altri il dolore, la sofferenza, le esperienze della vita, hanno alzato una cortina di fumo attorno a questa scintilla che, pur continuando ad ardere, dall’esterno appare troppo fioca.
Al di là di questa nube, più o meno densa, ciascuno di noi ha dentro di sé una piccola fiammella che viene da Dio. Anzi, che è parte di Dio: “Rimanete in me e io in voi” (Giovanni 15,4). Il filosofo neoplatonico Plotino sostiene che l’anima umana sia come una scintilla di divinità dentro di noi. Un’anima che palpita in ogni creatura e che desidera ardentemente riunirsi con il Creatore.
L’evangelista San Giovanni ci insegna che “Dio è amore” (1Giovanni 4,8). L’amore è l’essenza stessa di Dio. Ma com’è Dio? Noi sappiamo che Dio abita contemporaneamente in ogni luogo ed in ogni tempo. E’ onnipotente, sconfinato, illimitato. Per aiutare la nostra fantasia possiamo togliere un po’ di cose attorno che ci potrebbero confondere: eliminiamo tutto il resto, pensiamo solo a Lui. Portiamo indietro l’orologio… e andiamo con la fantasia all’istante immediatamente precedente la Creazione: c’è soltanto Dio e il nulla attorno a Lui.
Come lo vediamo? I nostri occhi imperfetti lo possono solo intuire, ma certo possiamo pensare che Dio, che è amore, già amasse. Ma chi e che cosa amava se ancora non esisteva nulla fuori di Dio? Noi sappiamo bene che Dio non è egoista.
E allora proviamo a chiudere gli occhi e ad immaginare questo torrente impetuoso di amore che pulsa e si espande sempre di più, fino a fuoriuscire. Eccola, la Creazione spiegata con gli occhi dell’amore: L’amore, che è Dio stesso, doveva uscire per avere qualcuno da amare fuori di sé. E Dio creò il mondo. La Creazione è un’emanazione dell’amore di Dio. Un sentimento talmente forte che si concretizza e si materializza. Tutto si muove grazie a questo amore. Il nostro cuore pulsa per l’amore di Dio, il sole sorge per l’amore di Dio… la natura sboccia rigogliosa per l’amore di Dio. Il grano che cresce nei campi, la rondine che si alza in cielo, un bambino che nasce… tutto è espressione di quell’incontenibile sentimento che è il suo amore!
Questo sentimento, che scorre costantemente come un flusso che parte da Dio e raggiunge il mondo, raggiunge ogni essere vivente con una carezza. Ma non fermiamoci qui: gli uomini sono cresciuti e si sono moltiplicati, la storia è andata avanti. Ed anche l’amore di Dio ha continuato a crescere. Serviva un altro modo per consentire a Dio di mostrarci il suo incontenibile sentimento. E così l’amore è di nuovo fuoriuscito da Dio, e si è fatto uomo:
Gesù, Figlio di Dio, l’amore di Dio che si fa Carne, per essere ancora più vicino alle sue creature. Per vivere insieme a loro. Cristo è sceso sulla terra per camminare con noi. Per soffrire accanto a noi. Per guarirci. Per salvarci. Per caricarsi sulle sue spalle i nostri peccati, dal più piccolo al più terribile, fino al peggiore di tutti i tempi: la sua stessa messa a morte. Perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3,16).
E così, amici, dentro al cuore di ciascuno di noi arde un residuo di quell’esplosione d’amore che fu, come il big bang dell’universo, l’origine di ogni cosa. Tutti, ma proprio tutti, abbiamo una fiammella che ci ricorda di appartenere a Dio: “Voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo” (Salmo 82,6).
Sì, per quanto possiamo essere ladri come San Disma, il “buon ladrone” (cfr. Luca 23, 39-4), per quanto possiamo essere disonesti come Zaccheo (Luca 19,1-10), o peccatori come il figliol prodigo (cfr. Luca 15,11-32), oppure impuri come la samaritana (cfr. Giovanni 4, 1-26), dentro ciascuno di noi sopravvive una parte che ci spinge a cercare Dio. Perché l’anima è inquieta e trova pace soltanto in Lui.
E allora, cara lettrice, caro lettore, facciamola splendere questa fiammella, non facciamo come le vergini stolte, che furono trovate impreparate, con la lampada spenta. Ma lasciamo che la nostra fiammella sparga la sua luce fuori di noi. Perché tutti noi, amici cari, abbiamo un preciso compito: “essere la luce del mondo” (cfr. Matteo 5,13-16).
Sta a noi testimoniare la Parola anche con i fatti. Sul lavoro dobbiamo essere coerenti con le nostre idee, tra gli amici, a scuola, ovunque e in qualsiasi situazione possiamo e dobbiamo mostrare che… le cose si possono fare in un altro modo, che c’è l’alternativa cristiana. Che non ci dobbiamo rassegnare alla corruzione, all’ingiustizia. Non dobbiamo voltarci dall’altra parte quando vediamo qualcuno in difficoltà. Non dobbiamo per forza avere tutti un unico pensiero. No, non dobbiamo! Perché il cristiano guarda a Dio, guarda alla limpidezza del cielo, non alle tenebre del mondo. E se c’è buio, il cristiano diventi luce. Anche per chi non si ricorda di risplendere. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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